giovedì 29 dicembre 2016

FOO FIGHTERS - THERE IS NOTHING LEFT TO LOSE


Non so se è solamente una mia impressione ma credo che There Is Nothing Left To Lose, uscito nel 1999, sia il disco dei Foo Fighters più sottovalutato.

L'album invece è un ottimo concentrato di rock radiofonico (come dimostra il celebre singolo "Learn To Fly") con un approccio più melodico rispetto ai due capitoli precedenti. Una scelta che venne premiata nel 2001 con la vittoria del primo Grammy Award come Best Rock Album.

Rispetto al precedente The Colour And The Shape del 1997 si può dire che ci sia un maggiore equilibrio: se il disco precedente alternava tracce tirate e lente, qua l'impeto rock è stato smorzato salvo un paio di episodi ("Breakout", "Stacked Actors") e anche le ballads sono più calibrate e d'effetto ("Aurora", "M.I.A.").

Per quanto riguarda la sua realizzazione, l'album è stato registrato in Virginia, lontano dai riflettori, nella tranquilla casa-studio di Dave Grohl, che ha realizzato anche tutte le parti di chitarra a seguito dell'abbandono di Franz Stahl (che tralaltro era appena subentrato al dimissionario Pat Smear). Alla batteria invece esordisce Taylor Hawkins, che diventa a tutti gli effetti un componente ufficiale del gruppo.

In sostanza There Is Nothing Left To Lose è un disco decisamente godibile, tra i più apprezzabili dei Foo Fighters, nonchè uno dei miei preferiti del loro repertorio.

Tracce consigliate: Breakout, Learn To Fly, M.I.A.


domenica 20 novembre 2016

I 10 SITI & PROGRAMMI PIU' USATI SU INTERNET NEGLI ANNI 2000


I 2000's sono stati gli anni in cui l'Internet è entrato prepotentemente nelle case degli italiani. Grazie al suo continuo progresso (favorito anche dalle promozioni degli operatori telefonici) sempre più persone hanno potuto usufruire degli innumerevoli vantaggi che il web poteva offrire.

Per quanto mi riguarda, la svolta avvenne nell'estate del 2005, quando a casa mia passammo dalla connessione Free (pago quanto mi connetto) alla connessione Flat (pago una quota mensile e mi connetto quanto voglio, cioè il cosiddetto "Internet illimitato"). Navigavo sulla rete già da tempo ma l'idea di poter rimanere sempre connessi era effettivamente una novità nell'ambito domestico/privato. Ben presto tutti si convertirono al progresso virtuale, anche chi fino ad allora non aveva mai comprato un computer, e per i ragazzi della mia generazione tutto ciò rappresentò un passaggio importante: il periodo degli sms e degli squillini stava per finire, e Internet offriva un modo completamente nuovo di relazionarsi e di cercare nuovi stimoli. Sì ok, si poteva vedere il PORNO senza comprare giornaletti e videocassette! Ma apparte questo, negli anni Duemila si erano consolidate delle nuove 'abitudini'. Come oggi è usuale postare foto su Instagram o chattare con Whatsapp, prima la normalità era frequentare determinati siti ed usare certi programmi. E siccome questo è un argomento che mi piace molto, perché ho vissuto in pieno quella fase di 'cambiamento', ho stilato una lista dei dieci siti e programmi più usati dai giovani su Internet negli anni Duemila, elencandoli non per preferenza ma a livello cronologico, partendo più o meno dal più datato fino al più recente. Buon divertimento!

- Siti di suonerie e loghi per cellulare -


Un tempo (diciamo tra il 2002 e il 2003), prima delle obbrobriose pubblicità in televisione, prima del gattino virgola e di "Materazzi ha fatto gol", le suonerie dei cellulari erano MONOFONICHE e quindi potevamo comporcele per conto nostro. Ma non tutti erano esperti di musica e di conseguenza ci si doveva affidare ad alcuni siti nei quali si potevano scaricare gli spartiti delle varie canzoni. Uno di questi siti si chiamava, se non sbaglio, Suonerie4all. Una volta scaricati (o stampati) bastava riprodurre la sequenza esatta delle note e sul nostro Nokia 3310 poteva risuonare con fierezza l'ultima hit del momento!


- Nonciclopedia -


Prima delle simpaticissime pagine Facebook sull'ignoranza e sulla pastorizia, chi voleva leggersi due cazzate senza senso si imbatteva in Nonciclopedia, che non era altro che la versione satirica e demenziale di Wikipedia. Creato nel 2005, il sito era graficamente identico a "Wiki" e nel tempo ha subito varie critiche per via dei suoi contenuti spesso controversi, al punto tale che nel 2011 si accese una forte polemica dovuta alla denuncia per diffamazione sporta da Vasco Rossi, che portò alla chiusura volontaria e momentanea della pagina. Oggi Nonciclopedia esiste ancora ma non possiede più l'appeal di qualche anno fa.



- Forum -


A metà degli anni Duemila era abitudine frequentare i forum, ovvero delle pagine che riunivano i ragazzi appassionati di un determinato argomento (sport / giochi / musica ecc..), nelle quali venivano create discussioni con lo scopo di favorire la nascita di vere e proprie comunità di utenti. I principali siti erano Forumfree e Forumcommunity, nei quali si poteva trovare di tutto. Io stesso ho frequentato attivamente molti forum (conoscendo nuove persone da tutta Italia), ed alcuni li ho pure amministrati (ad esempio, intorno al 2006 creai il primo forum italiano dedicato alla band Ill Niño). Col passare degli anni l'importanza dei forum è andata a calare, e una buona parte di essi, soprattutto quelli piccoli, sono stati abbandonati e cancellati. Ma questo non vuol dire che il genere sia sparito. Anzi, i forum più grandi hanno retto bene il colpo e ad oggi godono ancora di un buon bacino di utenza.



- MSN Messenger -


C'è chi lo chiamava Emmessenne, chi Messenger, ma stiamo comunque parlando della CHAT per eccellenza. Chi aveva il computer finiva inevitabilmente per usare questo programma, un pò perché essendo di proprietà della Microsoft era già presente nel sistema operativo e un pò perché era il programma di messaggistica istantanea gratuita migliore e con più utenti. Già all'epoca possedeva delle peculiarità che sono presenti anche oggi nei due principali 'attori' virtuali (Facebook e Whatsapp), e cioè la possibilità di impostare un'immagine di profilo (all'epoca si chiamava avatar), di inviare messaggi vocali (usando un microfono attaccato al computer) e di mandare emoticons animate. Inoltre si potevano inviare i "trilli", ovvero dei fastidiosi suoni creati con lo scopo di sollecitare a rispondere o, più semplicemente, per rompere le palle. Riguardo le emoticons animate, non sono mai stato un loro fan perché molti utenti erano arrivati a sostituire le singole lettere con lettere animate, e di conseguenza intraprendere una conversazione diventava alquanto difficoltoso, quasi frustrante. Nato nel 1999, il programma è stato presto affossato dall'avvento dei social network, e infatti la Microsoft nel 2012 ne annunciò l'abbandono, che avvenne definitivamente nel 2014. MSN inoltre dava la possibilità ai propri utenti di aprire un blog personale senza troppi sbattimenti.



- Siti di chat -


Se su Messenger si chattava con persone più o meno conosciute, su Internet esistevano di siti di chat dove poter conversare con gente nuova, in maniera anonima. Ai tempi ce n'erano molte, le uniche che mi ricordo sono Mondochat e C6. Il meccanismo era semplice, si sceglieva un nome utente, si entrava nella chat e... O si andava all'attacco contattando altri utenti o si rimaneva in attesa che qualcuno ci contattasse. Spesso frequentare le chat su Internet era diventato un modo semplice per aumentare la propria lista di contatti su Messenger.



- eMule e i programmi di file sharing -


Prima per avere musica o film illegalmente ci si affidava al buon vecchio cd. O ci si faceva prestare l'originale da un amico e lo si masterizzava oppure lo si rippava direttamente sul computer, sennò ci si affidava ai cd pirata dall'ambulante di fiducia. Il download esisteva già, ma era riservato a due cerchie di persone: quelle che avevano una connessione abbastanza 'potente' per quei tempi, e quelle che avevano semplicemente pazienza. Perchè col 56k ci poteva volere anche un giorno per scaricare un semplice mp3 in qualità medio/bassa. Poi con l'arrivo delle connessioni più 'competitive' il file sharing è letteralmente esploso, in particolare il sistema del cosiddetto PEER 2 PEER, cioè la possibilità di affidarsi ad una grande rete di condivisione dove gli utenti potevano scaricare ed 'offrire' i propri file agli altri utenti. Difficile dimenticarsi del simpatico asino di Emule, probabilmente il programma di file sharing più noto, con le sue barre di download colorate e il rischio sempre dietro l'angolo che ogni file video potesse contenere un porno. Oltre ad Emule, altri popolari programmi sono stati Bearshare, Limewire, Winmx e Kazaa. Negli ultimi anni il sistema di peer 2 peer ha ceduto il passo ai numerosi siti 'specializzati' nel download.


- Myspace -


Myspace per me rappresenta il prototipo del social network. Potevi creare il tuo profilo, mettere la tua foto, aggiungere informazioni e formare una rete di amici ma in fin dei conti si trattava di un sito di streaming musicale. Era utile soprattutto per i gruppi e gli artisti emergenti perchè tramite un semplice player potevano diffondere la propria musica a costo zero, un pò come succede ora con Soundcloud e Bandcamp. Myspace, oltre ad essere un social incentrato maggiormente sull'aspetto musicale, forniva la possibilità ai propri utenti di personalizzare il proprio profilo tramite l'uso dei codici html. Con l'arrivo dei social network veri e propri da un lato e di piattaforme di streaming più evolute dall'altro, Myspace ha perso completamente il suo 'perchè' andando verso un inevitabile declino. Ce lo ricorderemo per la faccia del fondatore Tom Anderson, che automaticamente diventava il nostro primo amico appena dopo l'iscrizione.


- Netlog -


Netlog è il stato il primo vero social network. Di origine belga, nacque all'inizio degli anni Duemila ed inizialmente si chiamava Facebox. In Italia ebbe molto successo fra i giovani più o meno tra il 2006 e il 2008, superando i tre milioni di utenti. Su Netlog si poteva personalizzare il proprio profilo, condividere foto e video, scrivere su un blog ma soprattutto si potevano conoscere persone nuove e le proprie foto potevano essere votate. Queste ultime due caratteristiche hanno presto portato questo social network a diventare una vera e propria vetrina virtuale: chi era più appariscente, chi era più 'personaggio', chi era più alla moda (e in quel periodo essere alla moda voleva dire essere inequivocabilmente TAMARRO) aveva più visite, più votazioni e quindi più amici e più popolarità. Da lì il passo da comunità di ragazzi a covo di tamarri, con nickname improponibili e foto addobbate di stelline e scrittine è stato abbastanza breve. Una cosa secondo me originale di Netlog è stata la funzione "Urlo": praticamente ogni utente poteva scrivere un breve pensiero e postarlo all'interno di una bacheca continua visibile a tutti. Nient'altro che un altro modo per farsi notare. Con l'arrivo di Facebook, Netlog è rimasto relegato ad un pubblico di età molto giovane e, nel 2014, è stato assorbito dal portale Twoo.



- Badoo -


Durante l'esplosione di Netlog, fece la sua comparsa un altro popolare social network di quegli anni, Badoo. Lanciato nel 2006, questo social inglese (oltre ad essere il più brutto a livello di layout) non faceva altro che estremizzare le caratteristiche principali di Netlog: il voto agli utenti e la possibilità di conoscere nuove persone. In poche parole, se Netlog aveva un barlume di 'socialità', Badoo era un sito per imbroccare e basta. Ciò lo ha portato ben presto a diventare una specie di sito di incontri pieno di profili fake.


- Facebook -


E non poteva mancare Facebook, il social network che ha rivoluzionato la società moderna. Non voglio parlare dell'importanza della creatura di Mark Zuckerberg (almeno non in questa sede) ma solo ricordare com'era quando iniziò a diventare il social network più usato dagli italiani. Io mi iscrissi a Facebook nel 2008 quando era ancora in piena ascesa in Italia, e ricordo che era un sito effettivamente molto interessante e piacevole da usare, ma soprattutto era lontano dalle tamarrate di Netlog e dalla staticità di Myspace, e inoltre dava anche la possibilità di chattare, rendendo via via sempre più debole il ruolo fino ad allora predominante di MSN Messenger. La novità avveniva già dal momento dell'iscrizione: via il caro nickname e dentro il proprio nome e cognome. Fu una piccola lezione di 'eleganza virtuale' per chi era abituato a 'firmarsi' con nomi assurdi infarciti di lettere maiuscole e minuscole alternate. Poi... Il like non esisteva! Fu introdotto nel 2009 ed inizialmente si chiamava "apprezzamento": quindi se mi piaceva un contenuto, non mettevo il "mi piace", ma "esprimevo il mio apprezzamento". E gli stati personali, siccome venivano pubblicati accanto al proprio nome e non sotto come adesso, spinsero quasi tutti gli utenti a scrivere in terza persona (della serie Nome Cognome pensa che ecc...). Ed infine... I giochi erano fighi. Non le bimbominkiate di Candy Crush e Farmville, ma giochi stimolanti come Word Challenge, Who Has The Biggest Brain e Geo Challenge, il mio preferito in assoluto perchè basato sulle conoscenze geografiche. E c'era anche chi si infognava con lo Zynga Poker... Insomma, Facebook nel bene e nel male ha segnato il passaggio dai 2000 ai 2010, spazzando via la concorrenza di allora e diventando uno dei protagonisti assoluti del mondo virtuale.


venerdì 28 ottobre 2016

IGGY & THE STOOGES - RAW POWER


L'altro giorno stavo camminando per le vie del centro storico di Firenze e quando sono arrivato in Piazza della Repubblica la mia mente non ha potuto fare a meno di pensare a quando vidi, proprio lì, gli Stooges live. Era il 27 Settembre del 2012 e fu un'esperienza più unica che rara, considerato che il concerto era pure ad ingresso gratuito. Comunque, quando penso ai The Stooges non posso che collegarli al loro disco che apprezzo di più.

Il terzo album della band di Iggy Pop, uscito nel 1973, è probabilmente ciò che di più grezzo si sia mai sentito nei primi anni Settanta: Raw Power (titolo decisamente azzeccato) è un disco di puro e selvaggio rock. Non che il precedente Fun House non lo fosse, però in questo lavoro le canzoni sono più dirette e meno acide (infatti non c'è il tocco jazz del sassofonista Steve MacKay) anche se non mancano ballate dal sapore blues ("I Need Somebody"). L'album rappresenta non solo il ritorno sulla scena della band, che si era sciolta nel 1970 a seguito di innumerevoli abusi di droga, ma fu anche il primo episodio discografico frutto di quella che diverrà una lunga collaborazione/amicizia tra Iggy Pop e David Bowie.

L'aspetto negativo del disco riguarda il mixaggio. Ufficialmente ne sono uscite due versioni. Quella originale del '73 fu realizzata dallo stesso Bowie che rese l'album un pò troppo piatto ed 'edulcorato', penalizzandone l'impatto sonoro. Nel 1997 fu realizzata una nuova versione, remixata dallo stesso Pop, che risultò troppo confusionaria e grezza, ai limiti della cacofonia.

Raw Power è quindi un disco ruvido, che anticipa il punk (non a caso è stato l'album preferito di Kurt Cobain), e che sancisce la fine della fase storica dei The Stooges, che si scioglieranno nuovamente l'anno successivo alla sua uscita.

"Honey gotta help me please
Somebody gotta save my soul!"

Tracce consigliate: Search And Destroy, Your Pretty Face Is Going To Hell, Raw Power.


lunedì 17 ottobre 2016

ELEZIONI STATI UNITI 2016: UN'OCCASIONE PERSA


Sono strani gli americani. Nel giro di dieci anni sono passati dal rieleggere uno dei loro peggiori presidenti di sempre (George W. Bush) al rieleggerne uno dei migliori (Obama). Non c'è quindi da stupirsi di niente, nemmeno di una campagna elettorale decisamente strana come quella di quest'anno.

Al di là di questa breve considerazione, le elezioni del 2016 verranno ricordate come la più grande occasione persa per entrambi gli schieramenti nella storia recente della politica americana.

Partiamo dai repubblicani. Per me sulla carta erano i favoriti. Gli attentati dell'Isis e la strage di San Bernardino del 2015 sono stati eventi che hanno favorito la paura e l'incertezza negli americani, avvantaggiando i conservatori. Aggiungiamoci l'innato patriottismo e il disprezzo per le minoranze ormai radicato nell'americano medio e la diffidenza verso le politiche di Obama (troppo 'liberal' all'interno e troppo debole all'esterno). Consideriamo anche, fatto per niente trascurabile, che il trend degli ultimi venticinque anni è stato all'insegna dell'alternanza tra i due partiti (Bush / Clinton / Bush Jr / Obama). E se poi i democratici candidano un personaggio antipatico come la Clinton, il gioco sarebbe fatto.

Come complicare le cose? Facendo sì che un candidato outsider come Donald Trump potesse vincere le primarie. Un personaggio controverso che non solo non piace all'opinione pubblica ma nemmeno alla parte 'moderata' (le virgolette sono d'obbligo) dello stesso elettorato repubblicano. Ma oltre a questo, Trump non era il candidato ideale anche per via dei suoi numerosi scheletri nell'armadio, e infatti ultimamente i media americani stanno andando a nozze con le sue vicende del passato (prima l'evasione delle tasse poi le sue presunte molestie sessuali). Non era meglio 'giocare sporco' durante le primarie per evitare situazioni imbarazzanti a poche settimane dal voto?

E ora i democratici. Con i suoi pro e contro, l'esperienza di Obama si può considerare generalmente positiva, soprattutto grazie ad una politica interna progressista come mai prima, i cui punti fondamentali sono stati la riforma della sanità e l'apertura verso le unioni gay. Senza contare che Obama probabilmente verrà ricordato come il presidente che ha portato gli Stati Uniti fuori dalla crisi economica. Se poi ci mettiamo che dall'altra parte c'è uno personaggio estremo come Trump, la vittoria potrebbe sembrare a portata di mano.

Come complicare le cose? Spingendo la candidatura di Hillary Clinton, talmente antipatica agli americani da lasciare in secondo piano il fatto che possa diventare la prima presidentessa della storia degli Stati Uniti. Un candidato che, oltre a rappresentare la vecchia politica, non sembra avere la spinta progressista propria di un outsider quale era Obama nel 2008. E poi... Il caso Lewinsky è una macchia indelebile since 1998.

E perchè si sfidano proprio loro due? Da una parte la Clinton è stata decisamente spinta dal suo partito per raggiungere quella vittoria che gli era sfuggita nelle primarie contro Obama. Doveva andare così insomma, anche se Bernie Sanders secondo me aveva un potenziale maggiore: outsider, progressista vero e ben visto dall'elettorato giovane. Dall'altra parte Trump ha vinto non perchè spinto dal suo partito ma perchè aveva qualcosa che gli altri candidati non possedevano: il carisma sì, ma anche e soprattutto il fatto di essere un candidato al di fuori dal sistema politico tradizionale. E noi italiani sappiamo bene che cosa vuol dire. Ai repubblicani è mancato un vero candidato interno, palesando una crisi di leadership che dura ormai da anni.

Il risultato di tutto ciò è che molti elettori, ora più che mai, si troveranno a votare il "male minore". Votare un candidato poco convincente ma che si conosce o fare un salto nel buio? Si vedrà l'8 Novembre.

giovedì 6 ottobre 2016

NARCOS - 2ª STAGIONE


E dopo quella di Gomorra è arrivata anche la seconda stagione di Narcos, la sorprendente serie tv di Netflix incentrata sulla figura del più grande narcotrafficante della storia, Pablo Emilio Escobar Gaviria.

Intanto c'è da dire che questo secondo capitolo non è altro che il naturale proseguimento del primo, visto che non ci sono sostanziali differenze tra i due e che, anzi, sembrano far parte di un unico blocco continuo. Di conseguenza i punti forti della serie sono rimasti gli stessi che hanno fatto la fortuna della prima stagione: i dialoghi in spagnolo non doppiati (ricordo che Wagner Moura, essendo brasiliano, non è madrelingua spagnolo), l'inserimento di immagini d'archivio autentiche e una fotografia pulita e curata.

Per quanto riguarda la storia, ammetto che non sia facile giudicare una serie dai connotati biografici nella quale inevitabilmente manca un pò l'effetto sorpresa, visto che si basa su fatti realmente accaduti. E' anche vero che l'intreccio tra realtà e fiction spesso sia labile, quindi è meglio fare una analisi su ciò che la serie vuole comunicare piuttosto che attenersi alla sequenza dei fatti. Narcos, come altre serie del filone "gangster/poliziesco", vuole mostrarci 'come funziona' in un paese dove regna l'illegalità, nel quale i 'buoni' si alleano con i 'cattivi' pur di raggiungere un obiettivo comune, nel quale non esistono valori genuini ma solo sete di soldi, nel quale un uomo può diventare uno dei più ricchi al mondo ma può anche perdere tutto in poco tempo. E' questa l'ottica con la quale è stata concepita questa serie, non ponendosi l'obiettivo di essere un mero documentario, e l'avvertenza prima di ogni puntata ne è la dimostrazione.


Ma tornando alla storia, se la prima stagione ha seguito le tappe dell'ascesa al potere di Pablo Escobar, un uomo tanto temuto dalle autorità quanto amato dalla gente del suo paese, la seconda stagione invece ne racconta l'inesorabile declino fino alla morte avvenuta il 2 Dicembre del 1993. Il declino non solo del 'Patron' (come lo chiamano i suoi sicari) ma in generale dell'uomo Escobar, in continua fuga, sempre più odiato, ormai solo e logorato nel fisico. Ed è proprio questa la novità di Narcos2: la focalizzazione sull'uomo. Essendoci un pò meno azione, è stato dedicato più spazio al lato psicologico di Escobar, facendo emergere le sue paure e fragilità, fino ad arrivare alla sua vita privata e al suo rapporto stretto con la famiglia.

Infine, piccola parentesi su due personaggi secondo me importanti all'interno della stagione. Il primo è il padre di Escobar, che compare solamente in due puntate ma che in un certo senso sancisce la fine 'morale' di Pablo. Il secondo è Limòn, un tassista dall'animo buono che viene risucchiato dal vortice del 'giro' criminale, perdendo tutto pur di rimanere al fianco di Escobar fino alla fine.

Purtroppo le recenti dichiarazioni di Sebastian Marroquin, il figlio di Escobar, sui presunti errori storici sparsi qua e là nella serie (ne individua ben ventotto) fanno un pò pensare, però nel suo genere Narcos si conferma una buona serie che merita di essere vista.

Ma la domanda adesso è una: la terza stagione riuscirà a mantenersi su questi livelli anche senza Pablo Escobar?


domenica 18 settembre 2016

SALMO - HELLVISBACK


Partiamo subito con la considerazione principale: Hellvisback ha tracciato un passo in avanti importante per il rap italiano. E questo perché ha dimostrato una volta per tutte che si può raggiungere un buon livello di commerciabilità senza fare necessariamente musica 'commerciale'.

Il quarto album di Salmo infatti nel giro di un paio di mesi è diventato disco di platino. Un risultato notevole per il genere, a maggior ragione se si considera che è stato raggiunto con poca promozione, senza super singoli né grandi featuring né tantomeno grandi passaggi radiofonici, a differenza di altri rappers nostrani che, sempre quest'anno, speravano di sfondare raccattando collaborazioni con noti cantautori o, peggio, cavalcando l'onda del reggaeton (vero Jake?).

Il motivo di tale successo è fondamentalmente uno: Hellvisback è un disco che suona bene. Certo, non è ai livelli dell'esordio The Island Chainsaw Massacre, ma non ha nemmeno gli alti e bassi di Death Usb e Midnite. Stavolta Salmo ha puntato tutto sull'impatto sonoro, a discapito dei testi che peccano nei contenuti (lui stesso ha ammesso di averli scritti in poco tempo), aggiungendoci un pizzico di concept (l'iconografia di Elvis).

Il sound dell'album è meno elettronico e più suonato pur rimanendo potente e moderno. E non a caso l'unica collaborazione di spessore è quella con Travis Barker, batterista dei Blink 182. Il risultato è che, a distanza di mesi dalla sua uscita, è un disco che si riascolta sempre volentieri, dimostrando una 'replay value' decisamente elevata. E non è una cosa da poco.

In conclusione, Hellvisback è tra i migliori album di rap italiano del 2016. Sperando in una maggiore attenzione sui testi per il prossimo lavoro...

Tracce consigliate: 7 Am, L'Alba.


venerdì 9 settembre 2016

I 10 MIGLIORI HIT-MAKERS DEL RAP ITALIANO


Il Rap italiano adesso sta vivendo un buon periodo, ma ciò non toglie che in Italia sia comunque difficile ritagliarsi uno spazio nel cosiddetto 'mainstream' musicale. Il grande pubblico italiano infatti è stato da sempre abituato alla canzone cantata, melodica, orecchiabile. Al pop(olare) insomma. E la stampa, le radio e le classifiche sono rimaste allineate su questa direzione, lasciando poco spazio agli altri generi. Ma questo non vuol dire che il rap italiano ogni tanto non abbia fatto il colpaccio, piazzando qualche hit che è rimasta nella memoria collettiva. Per questo ho stilato una classifica di quelli che ritengo i dieci migliori 'creatori di hits' del rap italiano, non basandomi solamente sui dati di vendita (che sono pur sempre importanti) ma valutando l'impatto avuto sul grande pubblico italiano.

Di seguito la classifica dei dieci migliori hit-makers del rap italiano:

10. Mondo Marcio

All'inizio del 2006 l'allora ventenne Mondo Marcio fece il 'salto' nel mainstream con "Dentro Alla Scatola", che sancì il ritorno del rap italiano nel grande palcoscenico musicale dopo anni di buio. Nonostante il suo testo 'forte' e personale, il singolo raggiunse la seconda posizione nella classifica italiana e il video ottenne una buona airplay su MTV: è quindi innegabile la sua importanza per l'ascesa del rap italiano. Successivamente uscì una versione crossover realizzata insieme ai Finley, che aiutò ulteriormente la diffusione della canzone.


09. Emis Killa

Emis Killa è un rapper di successo tra i giovani, e a livello di hit molti lo ricorderanno per "Parole Di Ghiaccio" del 2012, la canzone con cui si è fatto notare a livello nazionale, certificata disco di platino. Menzione anche per "Maracanã", realizzata per i mondiali di calcio brasiliani del 2014, che però non è 'sopravvissuta' al termine della competizione sportiva.


08. Rocco Hunt

"Nu Juorno Buono" per ora è l'unico caso in cui una canzone rap è diventata una hit grazie al Festival di San Remo. Nel 2014 Rocco Hunt vinse il Festival nella sezione "Nuove proposte" e successivamente il singolo si aggiudicò il disco di platino. Probabilmente il testo incentrato sulla situazione del Sud Italia e il rappato parzialmente in dialetto napoletano (una cosa inedita per il pubblico 'adulto') hanno favorito il successo della canzone.


07. Frankie Hi Nrg

Alla fine anche Frankie Hi Nrg è stato un hit-maker, anche se forse non era quella la sua intenzione quando nel 1997 realizzò "Quelli Che Benpensano", una delle canzoni più rappresentative non solo del rap italiano ma di tutta la musica italiana degli anni Novanta. In una parola: classico. Il singolo nel 2014 è stato anche certificato disco d'oro.


06. Marracash

Badabum... Cha cha! L'onomatopeico singolo d'esordio di Marracash ebbe molto successo nel 2008, al punto da raggiungere il disco di platino in un momento non facile per il rap italiano. Infatti dopo l'iniziale successo di Mondo Marcio e Fabri Fibra nel 2006, il genere stava vivendo una fase di rigetto a causa di una forte sovraesposizione incitata dalle major, alla quale non seguirono grandi risultati a livello di vendite. In quel contesto, Marracash riuscì a riportare l'attenzione sul rap italiano.


05. Club Dogo

I Club Dogo sono tra gli artisti più importanti del rap italiano ma il grande pubblico li ha conosciuti con "P.E.S.", hit del 2012 che riscosse un ottimo successo, vendendo più di 60.000 copie e aggiudicandosi il doppio disco di platino. La canzone, realizzata in collaborazione con Giuliano Palma, sia come sound che come testo ha un mood molto spensierato e parla dell'abitudine dei giovani di stare sul divano a giocare alla playstation, in particolare ai giochi di calcio (da qui il titolo P.E.S., acronimo di un popolare gioco della Konami).


04. Caparezza

Caparezza non è il classico rapper. Le sue frequenti incursioni nel rock e il suo linguaggio 'adulto' e pieno di riferimenti lo hanno fatto emergere dagli altri rapper italiani, facendolo diventare un personaggio mainstream a tutti gli effetti. E una buona parte del suo successo è dovuto a due hit che è impossibile non conoscere: "Fuori Dal Tunnel" del 2003, che lo ha reso famoso (divenuta anche sigla del programma Zelig), e "Vieni A Ballare In Puglia" del 2008, la canzone della consacrazione.


03. Fedez

Fedez è indubbiamente il rapper italiano col migliore riscontro di vendite. E in virtù di ciò, può già vantare due hit: "Cigno Nero" del 2013 e "Magnifico" del 2014, entrambe in collaborazione con Francesca Michielin. In particolare, il successo di "Magnifico" fu in parte favorito dalla visibilità raggiunta dal rapper come giudice di X Factor, e infatti il video ad oggi ha ricevuto oltre 67 milioni di visualizzazioni su Youtube e il singolo ha raggiunto le 250.000 copie vendute (ben cinque dischi di platino). Altra hit da annoverare è "Vorrei Ma Non Posto", uno dei tormentoni dell'estate 2016, realizzata in coppia con J-Ax.


02. Articolo 31

Gli Articolo 31 sono stati il gruppo rap italiano più popolare degli anni Novanta. E questo anche grazie ad una delle più grandi hit nostrane di quegli anni: "Tranqi Funky", uscita nel 1996. Ma J-Ax e Dj Jad hanno inciso anche altre canzoni note: "Ohi Maria" (1994), "La Fidanzata" (1998), "Volume" (2000) ed anche nella fase finale della loro carriera, più incentrata sul rock, li ricordiamo per pezzi come "Domani Smetto" e "Spirale Ovale", divenuti quasi degli inni generazionali. Nel 2006 il duo si è diviso ma J-Ax è rimasto comunque sulla cresta dell'onda mentre Dj Jad è sparito dai grandi riflettori.


01. Fabri Fibra

Ebbene sì, il vero hit maker del rap italiano è proprio lui: Fabri Fibra. Nessuno infatti può vantare una canzone come "Tranne Te", diventata popolare a livello nazionale al punto da vendere più di 90.000 copie (triplo platino) ed essere suonata tuttora nei locali. E questo perché è una traccia 'da festa' estremamente orecchiabile e cantabile, che può essere apprezzata anche da chi non ascolta il rap. In poche parole, "Tranne Te" è diventata una hit grazie soprattutto alla sua trasversabilità. Ma nonostante questo, Fibra ha realizzato anche altre canzoni di successo: da "Applausi Per Fibra" del 2006 a "Vip In Trip" del 2010 (contenuta nell'album Controcultura come "Tranne Te"), passando per "La Soluzione" del 2007. Degne di nota anche altre due canzoni realizzate in collaborazione con altri artisti: "In Italia" con Gianna Nannini e "Festa Festa" insieme ai Crookers e Dargen D'Amico.


lunedì 5 settembre 2016

LIMP BIZKIT - SIGNIFICANT OTHER


Siamo nel 1999. Il nu metal ormai sta decollando verso il successo planetario.

Significant Other, con i suoi dieci milioni di copie vendute, sarà l'album che proietterà i Limp Bizkit verso l'olimpo del nu metal. La consacrazione definitiva arriverà poi con il successivo Chocolate Starfish And The Hot Dog Flavored Water, che porterà alla band ancora più successo e, naturalmente, ancora più soldi.

Significant Other, secondo lavoro della band di Fred Durst, segue di due anni il debutto Three Dollar Bill Yalls ed è innegabile una certa diversità tra questi due album: laddove Three Dollar Bill Yalls era più rock, più grezzo, più incazzato, più cattivo, ma anche più immaturo, Significant Other è più equilibrato tra rock e rap, più curato, più collaudato, più spensierato, e più accessibile. Una cosa però lega indubbiamente i due lavori: il LimpBizkit style.

Significant Other infatti rappresenta più di ogni altro album lo stile dei biscottini di Jacksonsville: hip hop, scretches, samples, riff (nu)metal, stacchi da headbanging, testi diretti, e un'attitudine menefreghista e tamarra ma anche furbetta e ruffiana. Come detto prima, il cambiamento da Three Dollar Bill Yalls si avverte, già a partire dal produttore (da Ross Robinson a Terry Date, che produrrà anche i seguenti due capitoli della band): innanzitutto c'è da dire che in Significant Other è stata data molta più importanza alla sezione ritmica, cioè all'accoppiata Sam Rivers-John Otto (basso-batteria) e ai piatti di Dj Lethal (vero punto forte del LB style), mentre in Three Dollar Bill Yalls dominavano Fred Durst con le sue urla rabbiose e Wes Borland, che con la sua chitarra sfornava riff assassini. Qui invece il nostro Fred abbandona le urla per dedicarsi a fare il rapper quasi a tempo pieno (con la sua stranota voce nasale), mentre Wes si 'accontenta' di riff semplici ma efficaci (come in "Break Stuff").

Significant Other presenta 15 tracce, i cui testi parlano in maggior parte dei rapporti (turbolenti) tra uomo e donna. Impossibile non menzionare 3 hits come i singoli "Nookie", "Break Stuff" e "Re-Arranged", diventati dei cavalli di battaglia della band. Personalmente ritengo "Nookie" una delle migliori canzoni mai realizzate dai Limp Bizkit: perfetta unione tra hip hop (base da urlo!) e irruenza metal, con un testo tanto diretto quanto divertente ("I did it all for the nookie" e come dargli torto?!). A rimarcare l'influenza hip hop del disco c'è il quarto singolo "N 2 Gether Now", dove Durst collabora col rapper Method Man e il producer Dj Premier (entrambi provenienti dalla East Coast) per dare vita ad una vera e propria canzone rap (episodio, quella della canzone interamente rap, che i Bizkit riproporrano poi in ogni loro album). Altro pezzo forte del disco è "Nobody Like You", che vede la collaborazione di Jonathan Davis (Korn) e Scott Weiland (ex Stone Temple Pilots). La rabbia di "Trust?" ci riporta ai tempi di Three Dollar Bill Yalls, ed è insieme a "Nookie" la traccia migliore dell'album (fantastiche le strofe rappate-urlate da Durst). "Just Like This", "I'm Broke" e "9 Teen 9 Nine" non tradiscono il sound del disco: impossibile non muovere la testa. Ovviamente i Limp Bizkit non lasciano niente al caso e perciò c'è spazio anche per i mid-tempo: la già citata "Re-Arranged", la triste "Don't Go Off Wandering" e la ruffiana "No Sex" (con i cori dell'amico Aaron Lewis degli Staind). "Show Me What You Got" è puro divertimento e voglia di saltare ("then get the fuck out!") e prima dell'outro finale c'è anche tempo per un esperimento, "A Lesson Learned", decisamente atipica per gli standard Limp Bizkit e per la linea generale di Significant Other. Per finire, nella traccia conclusiva (la "Outro"), ad arricchire la lunga lista di ospiti illustri, compare la voce di Les Claypool, bassista dei Primus, che elogia l'elaborato di Durst e soci.

Significant Other è un ottimo album non solo all'interno della discografia dei Limp Bizkit (personalmente lo ritengo il loro lavoro migliore), ma anche all'interno della scena rapcore e nu metal (come anche Three Dollar Bill). E' un album che fa del compromesso la sua arma vincente, perché si divide tra hip hop e rock-metal, tra commerciale e underground. Un album quindi imperdibile per gli amanti del genere... SO COME AND GET IT!

Tracce consigliate: Break Stuff, Nookie, Trust.


venerdì 2 settembre 2016

VI PRESENTO IL BAR "DIO BESTIA"


Durante le mie importanti ricerche sul web ho scoperto che esiste un bar dal nome un pò particolare, almeno per noi italiani. Il bar infatti si chiama Dio Bestia e, per chi fosse interessato, si trova a Matsudo, città giapponese a qualche chilometro a nord-est di Tokyo. Un locale che, oltre a ricchi menù di carne e pesce, offre la possibilità di divertirsi tutta la notte grazie ai suoi scatenati jappo-dj.

Per saperne di più potete visitare la pagina Facebook Bar dio bestia 松戸 , anche se mi pare di aver capito che il locale purtroppo è stato chiuso lo scorso Aprile. Come pronosticabile, alcuni nostri connazionali si sono sbizzarriti nella sezione Recensioni (probabilmente a Maggio una nonsoquale pagina Facebook italiana ha sdoganato questa 'scoperta').


Comunque guardando la foto in alto sorge spontanea una considerazione: non trovate ci sia qualcosa di incredibilmente poetico nei due calici di vino con la scritta DIO BESTIA sullo sfondo?

martedì 9 agosto 2016

LO STREAM OF CONSCIOUSNESS 2.0


James Joyce è stato uno dei più grandi scrittori del ventesimo secolo. E questo grazie al suo stile di scrittura rivoluzionario, incentrato sul cosiddetto STREAM OF CONSCIOUSNESS. Si tratta di un "flusso di coscienza" che, citando da Wikipedia, consiste nella "libera rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in frasi".

Credo che se prendessimo lo Stream of consciousness di James Joyce e lo adattassimo ai nostri tempi, e in particolare all'italiano medio che scrive sui social, verrebbe più o meno una cosa così:

Non sono razzista ma gli immigrati se ne devono tornare nel loro paese qui delinquono e basta i nostri bisnonni quando andavano all'estero venivano trattati di merda mica come questi stranieri del cazzo che hanno l'aifon l'albergo a cinque stelle e non fanno niente durante il giorno tutto questo per colpa della sinistra che pensa solo ai negri e ai ricchioni che poi non ho niente contro i ghei anzi ne conosco anche alcuni e sono simpatici però hanno rotto le palle con questi ghei praid tutti vestiti ridicoli e con questa pretesa di sposarsi e avere figli perchè la famiglia deve essere tradizionale e ci vogliono una madre e un padre e quindi i figli non possono crescere con due padri o due mamme che poi i bambini diventano contronatura come loro per questo bisogna rispettare le tradizioni l'italia è cristiana e romana e non diventerà musulmana e ghei per me ci vorrebbe uno come il dvce che ha fatto tante cose buone tipo le pensioni e le bonifiche mica come renzi e la boschi che sono gli amici delle banche e dell'euro che ci sta rovinando le famiglie non arrivano a fine mese e i nostri concittadini italiani dormono per strada e gli tocca rubare nei supermercati e gli immigrati invece hanno le case gratis diciamolo l'italia agli italiani anche se i napoletani hanno la monnezza e girano senza casco no euro beati in russia che hanno putin un vero lider che si fa rispettare in tutto il mondo mica come noi che abbiamo dovuto aspettare anni per riavere i marò i politici fanno tutti schifo ci vuole la rivoluzione a volte penso che gli animali siano meglio delle persone vegano stammi lontano comunque c'è un pò di figa qua

mercoledì 3 agosto 2016

RED HOT CHILI PEPPERS - THE GETAWAY


Cosa aspettarsi da un gruppo come i Red Hot Chili Peppers nel 2016? Io sinceramente non molto.

E forse è proprio per questo che sono rimasto piacevolmente sorpreso da The Getaway. O forse sarà stato il contributo a tempo pieno del nuovo chitarrista Josh Klinghoffer, forse sarà stata la scelta di cambiare produttore dopo venticinque anni passando da Rick Rubin a Danger Mouse, o forse sarà stata la consapevolezza che il Rock non vende più come un tempo e che quindi è giusto provare nuove direzioni. Fatto sta che nell'undicesimo album di Kiedis e soci si avverte una, seppur piccola, intenzione di cambiare rotta.

Questo però non vuol dire che abbiano realizzato un lavoro memorabile. Anzi, The Getaway in generale è un album sulla sufficienza, ma con degli spunti interessanti. Il sound dei Red Hot versione 2016 è più soft ma nello stesso tempo anche accattivante, con una manciata di buone canzoni dal sapore funky ("The Getaway", "Go Robot") e qualche bel momento melodico ("The Longest Wave", "Encore"). Purtroppo non mancano episodi trascurabili, che spesso coincidono col tentativo dei quattro californiani di emulare il sound del passato ("We Turn Red", "Detroit") fallendo miseramente.

Tra alti e bassi, The Getaway rappresenta comunque un capitolo 'fresco' per i Red Hot Chili Peppers: un album discreto ma nulla di più.

Tracce consigliate: The Getaway, The Longest Wave.


venerdì 29 luglio 2016

GABRY PONTE - CHE NE SANNO I 2000


Ok questo pezzo è una trashata. E fin qui ci siamo tutti.
Ma al di là di questo, non ne capisco proprio il senso.

Una canzone che vorrebbe celebrare gli anni 90 ma che in realtà può piacere solo ai ragazzini del 2000: se l'intenzione di Gabry Ponte era quella di sfruttare l'effetto nostalgia avrebbe potuto tirare fuori un pezzo Italodance, invece di realizzare una banalissima traccia EDM. Banale non solo nella musica, ma anche nel testo di Danti, che non va oltre gli scontati riferimenti a Bim Bum Bam e al Game Boy... Per non parlare del titolo, scopiazzato da una nota pagina di Facebook, e del video che non c'entra niente con l'immaginario degli anni 90.

Ma tornando al discorso iniziale, in realtà la vera intenzione di Gabry Ponte era quella di scrivere una hit appositamente per le nuove generazioni, e non a caso il video in tre giorni ha già superato il milione di visualizzazioni su Youtube. Però, ribadisco, non comprendo molto il senso di tutto questa operazione.

Ben vengano le trashate ma stavolta proprio non ci siamo.


giovedì 28 luglio 2016

KANYE WEST - THE LIFE OF PABLO


The Life Of Pablo è un album che semplicemente non doveva uscire. O perlomeno non doveva uscire in un periodo dove Kanye West sta chiaramente dimostrando di essere in uno stato confusionale.

Un disco che poteva capitalizzare tutto l'hype che gravita intorno al suo autore, ma che invece è stato rovinato da una delle peggiori promozioni mai viste. Prima i numerosi cambi di titolo (So Help Me God, Swish, Waves), poi l'uscita a sorpresa solamente in streaming su Tidal, poi una nuova versione con le canzoni ritoccate, e infine la messa in vendita del disco dopo due mesi e solo sul sito ufficiale di West. Il tutto "arricchito" da un'infinità di tweet deliranti (tra cui spiccano l'annuncio della sua presunta bancarotta e gli attacchi a Wiz Khalifa). Il risultato è stato non solo quello di disorientare i propri fans con le versioni ritoccate, ma soprattutto quello di bruciare una buona parte delle potenziali vendite, favorendo il download illegale e facendo precipitare l'interesse generale.

Come la promozione, anche l'album risulta alquanto confusionario. Aldilà del fatto che il numero delle tracce è aumentato con l'uscita delle versioni (prima 18, poi 19 ed infine 20), The Life Of Pablo dà l'impressione di essere un calderone di canzoni senza un vero e proprio filo conduttore.

L'estro di Kanye West si sente ma stavolta pare soffocato dal suo stesso ego. Per fare degli esempi: la seconda parte di "Father Stretch My Hands" è in sostanza una marchetta a "Panda" (è vero che Desiigner è sotto l'etichetta di West, ma si poteva comunque evitare), il singolo "Famous" clamorosamente non riesce ad essere una hit nonostante la presenza di Rihanna (anche se il videoclip merita), e non capisco come una buona canzone come "30 Hours" sia stata rovinata da una coda finale inutile e senza senso. Non mancano comunque pezzi degni di nota e in pieno stile Kanye, su tutti "No More Parties in LA" con Kendrick Lamar, che in una tracklist più concentrata avrebbero tenuto il disco ad un livello molto più alto.

The Life Of Pablo è un buon album ma con molti alti e bassi, la cui pecca principale è la mancanza di una vera identità. Ed è strano dopo un disco dal forte impatto come l'ottimo Yeezus.

Tracce consigliate: No More Parties in LA, Real Friends, FML.


lunedì 25 luglio 2016

QUEENS OF THE STONE AGE - SONGS FOR THE DEAF


Semplicemente, Songs For The Deaf è un album di sano e ruvido Rock. E non poteva essere altrimenti con una line-up formata da Josh Homme, Nick Oliveri, Mark Lanegan e Dave Grohl.

L'idea è quella di rappresentare un viaggio in macchina attraverso il selvaggio deserto californiano (non a caso sono presenti dei finti intermezzi radiofonici tra una traccia e l'altra), e tale obiettivo viene raggiunto grazie alla carica che fuoriesce da tutte le canzoni, da quelle più tirate a quelle più tenebrose. In sostanza, c'è ben altro oltre alla famosa "No One Knows".

Con Songs For The Deaf i Queens Of The Stone Age fanno un deciso salto di qualità, realizzando non solo il loro migliore album, ma anche uno dei migliori dischi Rock degli anni Duemila.

Tracce consigliate: First It Giveth, Song For The Dead, Go With The Flow.


sabato 9 luglio 2016

CLASSIFICA ALBUM 2015

E' un pò tardi ma chissenefrega. La classifica dei migliori dieci album del 2015 secondo io il mio modestissimo parere:

10. Earl Sweatshirt - I Don't Like Shit, I Don't Go Outside



Quando un rapper giovane ma con tanti problemi personali, membro di una crew importante e sulla via del successo decide di mollare tutto, di rinchiudersi in casa, di sfondarsi di canne e di fare un album per conto suo il risultato è un disco incazzato, tetro e a tratti claustrofobico. Considerato lo stile 'legnoso' di Earl, il disco scorre abbastanza bene. Per me migliore del tanto acclamato Doris.

Tracce consigliate: Grief, Mantra.

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09. Blur - The Magic Whip



Questo disco è la prova che a volte le reunion hanno un senso. Niente di clamoroso, ma un buon disco Pop-Rock con un concept incentrato sulla cultura orientale.

Tracce consigliate: Lonesome Street, Ice Cream Man.

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08. Disclosure - Caracal



Stile a pacchi per un disco dove la Deep House si incontra con sonorità più "black". Inferiore al precedente Settle, ma comunque un bel disco.

Tracce consigliate: Holding On, Jaded.

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07. Bring Me The Horizon - That's The Spirit



Un tempo c'era il movimento Metalcore/Deathcore. Tra chi si è sciolto e tra chi non ha fatto altro che fare copia-incolla negli anni, i Bring Me The Horizon hanno intrapreso un'evoluzione del proprio sound, e questo That's The Spirit è un ulteriore tassello: il suono si è ulteriormente 'ammorbidito' ma questo non è necessariamente un male. Non è il loro migliore album ma conferma la band come una delle migliori (se non la migliore) tra quelle uscite dal calderone del "metal moderno".

Tracce consigliate: True Friends, Drown.

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06. Best Coast - California Nights


Le notti californiane. Un ottimo indizio su quello che è questo disco: abbandonate le sonorità Surf Rock/Lofi degli esordi, i Best Coast realizzano un disco di solido Pop Rock.

Tracce consigliate: California Nights, When Will I Change.

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05. Dr. Dre - Compton


Il grande ritorno di Dr. Dre è un disco di tutto rispetto che celebra la grande annata del West Coast Rap, con ospiti di assoluto livello e sonorità al passo coi tempi. Non so che aspettative avesse la gente ma era ovvio che non ci si potesse aspettare un altro album epocale come The Chronic e 2001.

Tracce consigliate: Deep Water, It's All On Me.

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04. Grimes - Art Angels


L'album Pop del 2015. Orecchiabile, con momenti potenti ma anche dolci, e quel tocco di stranezza tipico di Grimes. Un disco da ascoltare in qualsiasi momento.

Tracce consigliate: Flesh Without Blood, Realiti.

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03. Vince Staples - Summertime 06


Un esordio grandioso per questo giovane rapper californiano. Un doppio album dove Vince Staples racconta un periodo della sua vita passata: l'estate del 2006 che gli ha cambiato la vita, in cui ha capito che la vita di strada è una cosa veramente seria. E la copertina che ricorda Unknown Pleasures dei Joy Division è un indizio non da poco sul mood del disco.

Tracce consigliate: Summertime, Get Paid.


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02. Drake - If You're Reading This It's Too Late


Pubblicato così dal nulla, con questo mixtape Drake ha fatto il salto di qualità che volevo, grazie ad un tappeto sonoro 'dark' e minimale che rende il sound omogeneo per tutta la durata del disco.

Tracce consigliate: Energy, 6 Man.


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01. Kendrick Lamar - To Pimp A Butterfly


E' innegabile, questo è un album che verrà ricordato. Personalmente preferisco Good Kid Maad City ma riconosco che stavolta Kendrick Lamar abbia realizzato qualcosa di più di un semplice album Rap. Lo si capisce dalle scelte musicali (uso di strumenti veri e propri, tributi alle radici della Black Music), dai testi, dal concept in generale. Un disco che testimonia che l'Hip Hop sta vivendo un periodo di brillantezza che nessun altro genere al momento ha.

Tracce consigliate: These Walls, The Blacker The Berry.


martedì 5 luglio 2016

GERRY (G. VAN SANT)


Qualche giorno fa mi sono visto questo film mai arrivato in Italia, tant'è che non esiste una versione doppiata. Uscito nel 2002, è il primo capitolo della cosiddetta "Trilogia della morte" di Gus Van Sant, che comprende anche Elephant e Last Days.

Pur conoscendo lo stile 'particolare' di Van Sant, devo ammettere che ho fatto molta fatica ad arrivare alla fine, nonostante duri poco più di un'ora e mezza. E' un film difficile e la sua visione è a dir poco estenuante: ambientato completamente nello sconfinato deserto americano, con due soli protagonisti (Matt Damon e Casey Affleck, anche co-autori) e una trama quasi inesistente, dialoghi ridotti al minimo, e scene fatte di lunghi e lenti piani sequenza.

Ma nonostante la fatica, nei giorni seguenti ho ripensato molto a questo film.

E questo perché è volutamente difficile ed estenuante. Perché solo in questo modo lo spettatore può immedesimarsi nei due protagonisti (che portano lo stesso nome, Gerry) e provare quello che stanno vivendo. Perché perdersi nel deserto, senza punti di riferimento e senza forze porta a vivere un'esperienza inevitabilmente difficile ed estenuante. Perché il pensiero della noia (nello spettatore) si avvicina sempre di più a quello della morte (nei protagonisti).

Riassumendo, Gerry è un film lento, silenzioso, noioso, triste e difficile da vedere. Ma a volte anche certe esperienze della vita lo sono, solo che ce ne dimentichiamo.


giovedì 30 giugno 2016

GOMORRA - 2ª STAGIONE


*AVVISO: presenza di spoiler*

Si è conclusa anche la seconda stagione di Gomorra e il giudizio generale è molto positivo.

Intanto posso dire che Gomorra si afferma definitivamente come la serie più importante del panorama italiano insieme a Romanzo Criminale. E questo grazie ad un racconto crudo e realistico della malavita napoletana e dell'ambiente in cui essa è radicata.

Ma di differenze tra la prima stagione e la seconda ce ne sono eccome.

La seconda stagione si è concentrata quasi esclusivamente sull'evoluzione delle vicende riguardanti la gestione delle piazze di Secondigliano e Scampia, dall'ascesa di Ciro Di Marzio e della sua alleanza fino al ritorno prepotente di Pietro Savastano. Stavolta non è stato lasciato quasi alcuno spazio a vicende 'extra', ad eccezione della storia di Marinella (nuora di Scianel, ndr) che comunque alla fine si è intrecciata con la vicenda principale. La prima stagione invece, almeno nella prima parte, ha avuto più un ruolo introduttivo e descrittivo sui modi di agire della famiglia Savastano e in generale della Camorra. Basti pensare alla storia degli africani e a quella delle elezioni politiche, utili a capire le varie sfaccettature della criminalità organizzata ma meno importanti ai fini delle vicende di potere che hanno coinvolto il clan di Don Pietro.

Un altro aspetto fondamentale, e grandioso, della seconda stagione è la focalizzazione sui personaggi. Grazie alla nascita dell'alleanza tra i vari boss, in Gomorra 2 vengono introdotti tanti nuovi personaggi (Scianel, O' Principe, O' Mulatto, Patrizia, Lelluccio) e nello stesso tempo vengono caratterizzati alcuni personaggi più marginali della prima stagione, dandone maggiore risalto (O' Nano, Malammore e soprattutto O' Track), e rivelando alcuni aspetti 'inediti' di alcuni dei personaggi principali (Salvatore Conte, Don Pietro). Non a caso alcune puntate ruotano intorno ad un unico personaggio, con il fine di creare una forte empatia nello spettatore, come successo con Scaniel, Conte e O'Principe. Meno risalto invece è stato dato ai due protagonisti della serie, Ciro e Genny, anche se ad un'analisi più attenta si capisce che sia l'uno che l'altro abbiamo avuto un'evoluzione importante nel corso della serie. Ciro dallo scugnizzo ambizioso della prima stagione si è trasformato in un leader intelligente ma consapevole di vivere in una realtà troppo dura anche per lui. Genny invece è rimasto in ombra in parecchie puntate ma alla fine, grazie alla sua furbizia e alla sua freddezza, è riuscito ad ottenere tutto ciò che Ciro, sconfitto, nel frattempo ha perso: il potere, gli affari e una nuova famiglia, slegandosi finalmente dalla figura opprimente del padre. Ed aggiungo che il fatto che loro due siano le figure fondamentali della serie si capisce anche dalla puntata girata a Trieste, dove i due si trovano faccia a faccia per la prima volta dopo i fatti della prima stagione: una delle puntate migliori, dove il livello di tensione è altissimo.


Un'altra cosa, i morti. E' quello che molti si aspettavano e in questo senso gli sceneggiatori hanno accontentato il pubblico. Indubbiamente in questa seconda stagione ci sono state molte morti, alcune anche molto violente e 'controverse', come quella di Maria Rita (figlia di Ciro, ndr), che ha provocato non poche polemiche sui social network. Ma la criminalità organizzata è anche questo: non si fa problemi ad uccidere nessuno. Gomorra è una serie cruda e auto-censurarsi non avrebbe avuto senso.

Infine, se il finale della scorsa stagione lasciava intravedere delle prospettive molto interessanti (il ritorno di Don Pietro e la vendetta di Genny verso Ciro), con la morte di Don Pietro e di quasi tutti i boss della zona la prospettiva è un grosso punto interrogativo. Questo può togliere un po' di aspettativa ma gli scenari che si apriranno nella terza stagione, essendo meno delineati, possono essere molteplici e intriganti.


sabato 25 giugno 2016

ELEPHANT (G. VAN SANT)


Trionfatore al Festival di Cannes del 2003 (Palma d'Oro e miglior regia), Elephant è un lungometraggio ispirato ad un fatto che sconvolse l'opinione pubblica americana alla fine degli anni Novanta, ossia la strage della Columbine High School.

In quel massacro morirono tredici persone ma, nonostante non fu tra i più violenti nella storia delle stragi scolastiche avvenute negli Stati Uniti (basti pensare alla strage della Virginia Tech dove morirono trentadue persone), è sicuramente quello che ha avuto il maggior risalto mediatico sulla società americana. Molti furono i capri espiatori scelti dai media: videogiochi, cartoni animati, fino ad arrivare soprattutto al mondo della musica. I più bersagliati furono Marilyn Manson ed Eminem, accusati di aver ispirato il massacro tramite i testi espliciti delle loro canzoni. E non fu un caso che i loro album che ritengo migliori (Holy Wood e The Marshall Mathers Lp) sono stati proprio quelli ispirati a tutta questa faccenda, entrambi usciti nel 2000, ad un anno dalla strage. Il massacro della Columbine inoltre ispirò il film Bowling For Columbine del regista Michael Moore, che pose l'attenzione sull'uso incontrollato delle armi negli Stati Uniti, e che nel 2003 vinse l'Oscar come miglior documentario. Ma perché tutta questa attenzione verso quel massacro? Perché è figlio dei suoi tempi. Siamo nel 1999. In quegli anni la società americana aveva un'influenza molto forte e gli americani ne erano consapevoli. C'era MTV, dove potevi vedere le star del Pop politicamente corrette e i gruppi Metal con testi violenti, c'era Microsoft, c'era Napster, c'era McDonalds, c'erano i videogiochi realistici come Carmageddon, c'erano i cartoni animati per adulti come South Park e i Simpsons, c'erano le tenere storie adolescenziali di serie tv come Dawson's Creek, e c'erano, immancabili, le villette a schiera dei film americani. E tutto questo "mondo" era tenuto insieme dai media, che a loro volta esercitavano una forte influenza. Ed è in questo contesto che la strage della Columbine High School ha "rovinato" quel mondo superficialmente libero ma profondamente contraddittorio, facendo sorgere il dubbio che in realtà i ragazzi di quegli anni fossero insoddisfatti e confusi. La società americana ha dovuto interrogarsi sul perché di quella strage, ma invece di fare un'analisi approfondita fu scelta la via più semplice della ricerca, appunto, dei capri espiatori.

Ma veniamo ad Elephant... Il film descrive quella giornata, seguendo per più di un'ora, tramite molti piani sequenza, alcuni degli studenti della scuola (compresi i due assassini) prima del massacro. La regia di Van Sant è volutamente fredda e distaccata, sia nella rappresentazione della noiosa quotidianità scolastica, sia durante la strage, resa in maniera più realistica ed agghiacciante dall'assenza di musiche o effetti sonori. Elephant non mostra solamente un terribile fatto di cronaca, ma rivela in particolare come gli adolescenti americani siano a loro modo tutti vittime della loro stessa società.

Un ottimo film. Da vedere, anche per capire l'America di quegli anni.


mercoledì 22 giugno 2016

THE NEON DEMON (N. W. REFN)


Domenica sono andato al cinema perché non volevo perdermi The Neon Demon, il nuovo film di Nicolas Winding Refn. "Quello di Drive" per gli ignoranti.

A me Refn piace, e non solo perché è un ottimo regista. Ma anche perché con Drive è entrato nell'olimpo dei registi che contano, ma se n'è fregato altamente continuando a fare il suo cinema. Infatti ha realizzato Only God Forgives, un film poco adatto al grande pubblico che di conseguenza non fu accolto molto bene. Ma, come detto, lui se ne frega e ha continuato il suo percorso con The Neon Demon, un altro film non per tutti, che infatti è stato fischiato al festival di Cannes.

Dopo Ryan Gosling, il regista danese stavolta si avvale della bellissima Elle Fanning (che interpreta Jesse, una giovane aspirante modella) per criticare il mondo della moda e delle passerelle. Un mondo che, attraverso gli occhi di Refn, appare marcio, competitivo e superficiale, nel quale chi vuole emergere osserva con invidia chi ha successo. Ma nel caso di Jesse è il contrario, perchè tutti vogliono qualcosa da lei: la sua bellezza naturale, la sua giovinezza, la sua 'luce', il suo amore.

Ma in sostanza com'è The Neon Demon? E' un film 'refniano', quindi inquietante, oscuro, a tratti perverso e in un certo senso metafisico: la pellicola infatti può essere intesa come una grande metafora sull'invidia e sulla ricerca della bellezza a tutti i costi. Visivamente è molto bello, grazie ad una fotografia curata e incentrata sui colori blu e rosso (che probabilmente simboleggiano l'innocenza da una parte e la fame di successo dall'altra). Ottima anche la colonna sonora di Cliff Martinez, che in passato ha curato le musiche di Drive e Only God Forgives.

Consigliato per gli ammiratori di Refn. Per tutti gli altri, dategli una possibilità: vi perdereste un gran bel film.


martedì 21 giugno 2016

BLINK 182 - BORED TO DEATH


I Blink 182 sono tornati con una nuova canzone, e un nuovo album in uscita a Luglio.

Ascoltando "Bored To Death" si può facilmente pensare "è il solito Punk/Pop Rock". Solito?! Questo discorso lo si poteva fare dieci o quindici anni fa, quando su MTV c'erano loro, i Green Day, gli Offspring, i Sum 41, i Good Charlotte e altri gruppetti californiani. Ma adesso cosa c'è? Niente. In tv, in radio e nelle classifiche questo genere ormai è sparito.

Quindi sentire i Blink 182 che fanno i Blink 182, anche se sono 'grandi' e non sono più quelli di "What's My Age Again", mi fa un effetto decisamente positivo: la canzone quindi mi piace, non è niente di sconvolgente ma è abbastanza melodica e orecchiabile e il ritornello ha un bel tiro. Probabilmente se fosse uscita qualche anno fa avrebbe anche avuto un buon successo, ma siamo nel 2016...

Certo, fa strano vedere Matt Skiba al posto di Tom De Longe. Ma se i Blink 182 con Tom sono quelli dell'ultimo album Neighborhoods, meglio che continuino senza di lui.

"Life is too short to last long". Alla fine sono sempre i Blink...


lunedì 20 giugno 2016

NIRVANA - IN UTERO


In Utero è l'ultima opera discografica dei Nirvana, pubblicata nel 1993, un anno prima del suicidio di Kurt Cobain. L'album fotografa lo stato d'animo della band, ed in particolare del suo leader, che manifesta l'intenzione di prendere le distanze dal successo mondiale ottenuto con Nevermind.

Il disco (che Cobain inizialmente voleva intitolare I Hate Myself And I Want To Die) infatti è molto più grezzo e rabbioso del suo predecessore, con sonorità in alcuni punti quasi Noise Rock (grazie alla produzione di Steve Albini), anche se non mancano episodi più melodici. Il testamento di Kurt Cobain è quindi un album sofferto e sincero: il vero masterpiece dei Nirvana.

Da annoverare tra i grandi album degli anni novanta.

Tracce consigliate: Scentless Apprentice, Rape Me, All Apologies.


sabato 18 giugno 2016

DEFTONES - GORE


Ormai non ascolto più nuove uscite Metal, un pò perché non sto seguendo più il genere e un pò perché non c'è quasi niente di interessante da ascoltare, ma i Deftones (anche se non è facile catalogarli semplicemente come Metal) rimangono uno dei quei pochi gruppi che meritano attenzione ad ogni nuova uscita.

Gore è un buon album ma, come si suol dire, non mi ha fatto scoccare la scintilla. In buona parte ciò è dovuto al suono un pò troppo 'impastato', ma anche al fatto che in parte manchi quella carica emotiva che è sempre stata il loro punto forte, e nemmeno la componente heavy convince più di tanto, probabilmente perché il riffing del chitarrista Stephen Carpenter mi sembra sempre più 'grasso' e la cosa non mi fa impazzire. Comunque apprezzo che i Deftones riescano ogni volta a fare un album diverso dall'altro pur mantenendo il proprio sound caratteristico, e anche in questo ottavo capitolo non mancano canzoni degne di nota.

Insomma quando si parla di Deftones le aspettative sono sempre alte, ma Gore non mi ha convinto a pieno. Lo metto tra i loro album 'peggiori', insieme a Saturday Night Wrist (uscito proprio dieci anni fa).

Tracce consigliate: Prayers/Triangles, Phantom Bride.