In questi anni il rap in Italia si è consolidato come uno dei generi di punta. Sono lontani i tempi in cui ad ottenere il disco di platino (e con tanta fatica) erano in pochi eletti, mentre oggi, grazie anche all'abbassamento delle soglie delle certificazioni FIMI ed all'avvento dello streaming musicale, il raggiungimento di certi traguardi per alcuni rapper non è più un sogno ma, anzi, è diventata quasi un'abitudine. Ma quali sono gli album di rap italiano più venduti di sempre? Per capirlo ho fatto una ricerca e ho raggruppato tutti gli album di rap italiano che sono stati certificati almeno doppio disco di platino.
Gemitaiz - Davide(2018) Gemitaiz - Nonostante Tutto(2016)
Guè Pequeno - Gentleman(2017)
Machete Mixtape 4(2019)
Marracash & Guè Pequeno - Santeria(2016)
Salmo - Midnite (2013)
Sfera Ebbasta - Sfera Ebbasta(2016)
Sottotono - Sotto Effetto Stono (1996) *
* a quei tempi la soglia del doppio platino era molto più alta (200.000 copie)
Tedua - Mowgli (2018)
3 Dischi di Platino (150.000 copie):
Capo Plaza - 20(2018)
Fedez - Sig. Brainwash: L'Arte di Accontentare(2013)
Ghali - Album(2017)
Marracash - Persona(2019)
Salmo - Hellvisback(2016)
Tha Supreme - 23 6451(2019)
4 Dischi di Platino (200.000 copie):
Fedez - Pop-Hoolista(2014)
Fedez & J-Ax - Comunisti Col Rolex(2017)
5 Dischi di Platino (250.000 copie):
Salmo - Playlist(2018)
Sfera Ebbasta - Rockstar(2018)
Disco di Diamante (500.000 copie):
Articolo 31 - Così Com'è(1996)
Ebbene sì, il disco di rap italiano più venduto di sempre rimane Così Com'è, terzo disco degli Articolo 31, forte delle sue 600.000 copie vendute che gli sono valse il disco di diamante, unico disco rap a raggiungere questo traguardo. Da molti ritenuto il loro album migliore, contiene alcuni dei più grandi successi del duo milanese come Tranqui Funky, Domani, Il Funkytarro e 2030.
In questo periodo non sono stato molto attivo sul blog... Il motivo principale è che ho seguito l'uscita del mio album Karkosa. L'ho ideato, scritto e prodotto completamente per conto mio, curando anche le grafiche e i videoclip. Per quanto riguarda registrazione, mixaggio e mastering, mi sono affidato ad uno studio di registrazione di Firenze.
Quello che voglio fare non è ovviamente recensire il disco, visto che sarebbe alquanto ridicolo, ma descrivere nel dettaglio ognuna delle dieci tracce che compongono Karkosa, perché dietro questo lavoro c'è un concept ed ogni traccia ha un suo significato. In True Detective, "Carcosa" era un luogo oscuro e inquietante, una rappresentazione del male che affligge il mondo. "Karkosa" invece è la trasposizione in musica di quell'angolo oscuro e inquietante della mia mente, ma anche di quella di ognuno di noi, dove annidiamo le nostre perversioni e i nostri malesseri. L'album si può riassumere come una spirale discendente verso il mio lato 'dark'.
Karkosa si può dividere in due metà: la prima si avvicina di più agli stilemi del rap, mentre la seconda è più inquietante, in quanto i testi si fanno più crudi e la musica più sperimentale.
#1CHI SEI?
Più che la prima traccia, è "l'intro" dell'album perché è la canzone che introduce l'ascoltatore nel mondo di Karkosa. Pur non essendo un pezzo rap non è slegato dal mood dell'album grazie al suo tocco inquietante. La canzone in realtà è una conversazione con me stesso, ed infatti il tema è il dualismo: l'essere artista da un lato e l'essere una persona normale che vive in questa società dall'altro spesso può portare ad avere due identità distinte, e dover scegliere quale far emergere a volte può essere difficile, almeno nel mio caso. Anche a livello di sound la canzone rispecchia questo tema: la prima parte infatti è più riflessiva, con un sound più votato all'elettronica ambient, mentre nella seconda parte i battiti si fanno più serrati in un vortice più confusionario.
#2 ANTICELEBRAZIONE
A molti rapper piace parlare di sé nelle canzoni, auto-celebrandosi e ribadendo che sono i migliori nella scena. Io invece sono un perfetto "nessuno", quindi ho preferito introdurmi con una canzone "anti-celebrativa", dove racconto in maniera sincera il mio personale percorso musicale senza elogi, ma anzi facendo notare che sono uno sconosciuto qualunque, come si evince dal ritornello. Come sound, la ritengo una traccia forte ma dal gusto 'classico', perché è composta solo da un beat con delle note di pianoforte.
#3 QUESTO LOCALE
E' la "club banger" di Karkosa. Una club banger a modo mio ovviamente, non è una traccia da ballare. Parla della voglia di divertirsi e spaccare tutto ed è nata soprattutto in prospettiva live: infatti è una canzone veloce, moderna e con un finale decisamente aggressivo. La particolarità del testo è che tutti i versi delle strofe sono composti da cinque parole.
#4 UTILITARIE
Molti album che ho ascoltato avevano una canzone più accessibile (solitamente il singolo di lancio) che si discostava dal resto del disco, e ho cercato di fare la stessa cosa in Karkosa. "Utilitarie" è una traccia orecchiabile e con una base abbastanza negli standard del genere, ma il suo punto forte per me è la tematica: la canzone infatti parla in maniera ironica di un grave problema che attanaglia l'Italia, la disoccupazione giovanile. Ho scritto questa canzone tra il 2013 e il 2014 quando ero disoccupato e l'Italia stava vivendo una situazione molto difficile. Il videoclip è coerente col testo, visto che vengono elencati i cambiamenti normativi avvenuti nel mercato del lavoro in Italia negli ultimi venti anni.
#5 NON MI FERMO
E' l'ultima canzone che ho scritto per il disco, e secondo me musicalmente si avverte una maggiore 'cura'. Mi sono ispirato al sound G-Funk della West Coast anni Novanta, e infatti quello che è venuto fuori è un pezzo molto ritmato e divertente, grazie anche al testo con molte punchline e al ritornello orecchiabile. La canzone è il mio modo di comunicare che continuerò a fare quello che faccio, che piaccia o meno, perché non mi interessa il parere degli altri, e che nessuno può fermare il mio flusso creativo.
#6 RISCOSSA
Si entra nella seconda metà del disco e questa canzone è il perfetto anello di congiunzione tra le tracce precedenti e quelle a seguire. Il beat infatti è più lento anche se mantiene una certa potenza, mentre il testo è personale ma nello stesso tempo universale, perché parla di sensazioni e situazioni che bene o male abbiamo vissuto tutti. Il tema di "Riscossa" è quello di non abbattersi anche se nella vita ci sono dei momenti negativi, dove si perde la stima in sé stessi e nelle persone che ci circondano, ma non bisogna darla vinta a chi non ci valorizza. Secondo me è una canzone che può dare la giusta carica motivazionale nei momenti di sconforto.
#7 KARKOSA
La title-track ci introduce nel 'concept' dell'album: da qui in poi la spirale discendente verso il baratro sarà più ripida e veloce. La canzone è la chiave di lettura del disco, infatti è introdotta e conclusa da citazioni di Rust Cohle (il protagonista della prima stagione di True Detective, interpretato da Matthew McConaughey), e descrive una serie di situazioni orribili ma purtroppo vere per rappresentare il mondo in cui viviamo e la mente dell'uomo. Il "Carcosa" di True Detective, luogo maledetto e dannato, qui è trasportato nella realtà nella maniera più cruda possibile. Musicalmente ho pensato che ci volesse un beat atipico e spiazzante, e per farlo ho registrato dei suoni da solo per poi modificarli e renderli più inquietanti.
#8 CHIAVENNA
Pur durando neanche due minuti, questa canzone ha un grande intensità. L'idea era di raccontare un terribile fatto di cronaca avvenuto nel Giugno del 2000, e cioè l'uccisione di suor Maria Laura Mainetti, avvenuta nel piccolo paese di Chiavenna, in provincia di Sondrio, per mano di tre ragazze la cui malsana idea era di mettere in atto un sacrificio umano in onore di Satana. Nelle sedici barre che compongono la canzone cerco di descrivere ciò che successe quella sera, e per dare un maggior senso di 'freddezza' ho scelto una base in stile dubstep.
#9 BESTIE
Questa traccia si collega inevitabilmente a quella precedente perché viene trattato un altro grave fatto di cronaca nera avvenuto in Italia in quegli anni, anche più sconvolgente di quello raccontato in "Chiavenna". Si tratta della vicenda delle "Bestie di Satana" e in particolare dell'omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino avvenuto nel Gennaio del 1998 in provincia di Varese, a Somma Lombardo. Tutta quella vicenda mi ha sempre colpito fin da ragazzino perché, come per l'omicidio di suor Maria Laura, era figlia dei suoi tempi: l'influenzabilità di alcuni giovani, l'uso di droghe e l'adesione ad assurde dottrine sataniste, al punto da perdere il contatto con la realtà, non erano altro che i sintomi del male che si celava sotto la monotona e tranquilla vita di provincia di quegli anni. Inoltre, "Bestie" è la traccia più 'datata' tra quelle presenti in Karkosa, visto che ne scrissi il testo nel 2013.
#10 FANCULO
La conclusione del percorso di Karkosa, che porta alla consapevolezza finale. Dopo la mia presentazione, il mio iniziale 'entusiasmo' fatto di rabbia ed impeto giovanile, ho conosciuto il marcio che c'è nelle persone e nel mondo, fino ad arrivare alla fine della mia spirale discendente. Questa traccia è divisa idealmente in due fasi: la prima è più rassegnata, dove mi rendo conto delle cose che non sopporto e sembro quasi accettarle, mentre la seconda rappresenta uno sfogo finale, dove non voglio accettare gli stilemi e i principi su cui si regge questa società fatta di regole non scritte e "prassi" da rispettare, fino ad arrivare al delirio finale dove culmina la mia lotta interiore iniziata nella prima traccia. Insomma... Un "fanculo" liberatorio, prima di tornare alla vita di tutti i giorni con una nuova amara consapevolezza.
Partiamo subito con la considerazione principale: Hellvisback ha tracciato un passo in avanti importante per il rap italiano. E questo perché ha dimostrato una volta per tutte che si può raggiungere un buon livello di commerciabilità senza fare necessariamente musica 'commerciale'.
Il quarto album di Salmo infatti nel giro di un paio di mesi è diventato disco di platino. Un risultato notevole per il genere, a maggior ragione se si considera che è stato raggiunto con poca promozione, senza super singoli né grandi featuring né tantomeno grandi passaggi radiofonici, a differenza di altri rappers nostrani che, sempre quest'anno, speravano di sfondare raccattando collaborazioni con noti cantautori o, peggio, cavalcando l'onda del reggaeton (vero Jake?).
Il motivo di tale successo è fondamentalmente uno: Hellvisback è un disco che suona bene. Certo, non è ai livelli dell'esordio The Island Chainsaw Massacre, ma non ha nemmeno gli alti e bassi di Death Usb e Midnite. Stavolta Salmo ha puntato tutto sull'impatto sonoro, a discapito dei testi che peccano nei contenuti (lui stesso ha ammesso di averli scritti in poco tempo), aggiungendoci un pizzico di concept (l'iconografia di Elvis).
Il sound dell'album è meno elettronico e più suonato pur rimanendo potente e moderno. E non a caso l'unica collaborazione di spessore è quella con Travis Barker,batterista dei Blink 182. Il risultato è che, a distanza di mesi dalla sua uscita, è un disco che si riascolta sempre volentieri, dimostrando una 'replay value' decisamente elevata. E non è una cosa da poco.
In conclusione, Hellvisback è tra i migliori album di rap italiano del 2016. Sperando in una maggiore attenzione sui testi per il prossimo lavoro...
Il Rap italiano adesso sta vivendo un buon periodo, ma ciò non toglie che in Italia sia comunque difficile ritagliarsi uno spazio nel cosiddetto 'mainstream' musicale. Il grande pubblico italiano infatti è stato da sempre abituato alla canzone cantata, melodica, orecchiabile. Al pop(olare) insomma. E la stampa, le radio e le classifiche sono rimaste allineate su questa direzione, lasciando poco spazio agli altri generi. Ma questo non vuol dire che il rap italiano ogni tanto non abbia fatto il colpaccio, piazzando qualche hit che è rimasta nella memoria collettiva. Per questo ho stilato una classifica di quelli che ritengo i dieci migliori 'creatori di hits' del rap italiano, non basandomi solamente sui dati di vendita (che sono pur sempre importanti) ma valutando l'impatto avuto sul grande pubblico italiano.
Di seguito la classifica dei dieci migliori hit-makers del rap italiano:
10. Mondo Marcio
All'inizio del 2006 l'allora ventenne Mondo Marcio fece il 'salto' nel mainstream con "Dentro Alla Scatola", che sancì il ritorno del rap italiano nel grande palcoscenico musicale dopo anni di buio. Nonostante il suo testo 'forte' e personale, il singolo raggiunse la seconda posizione nella classifica italiana e il video ottenne una buona airplay su MTV: è quindi innegabile la sua importanza per l'ascesa del rap italiano. Successivamente uscì una versione crossover realizzata insieme ai Finley, che aiutò ulteriormente la diffusione della canzone.
09. Emis Killa
Emis Killa è un rapper di successo tra i giovani, e a livello di hit molti lo ricorderanno per "Parole Di Ghiaccio" del 2012, la canzone con cui si è fatto notare a livello nazionale, certificata disco di platino. Menzione anche per "Maracanã", realizzata per i mondiali di calcio brasiliani del 2014, che però non è 'sopravvissuta' al termine della competizione sportiva.
08. Rocco Hunt
"Nu Juorno Buono" per ora è l'unico caso in cui una canzone rap è diventata una hit grazie al Festival di San Remo. Nel 2014 Rocco Hunt vinse il Festival nella sezione "Nuove proposte" e successivamente il singolo si aggiudicò il disco di platino. Probabilmente il testo incentrato sulla situazione del Sud Italia e il rappato parzialmente in dialetto napoletano (una cosa inedita per il pubblico 'adulto') hanno favorito il successo della canzone.
07. Frankie Hi Nrg
Alla fine anche Frankie Hi Nrg è stato un hit-maker, anche se forse non era quella la sua intenzione quando nel 1997 realizzò "Quelli Che Benpensano", una delle canzoni più rappresentative non solo del rap italiano ma di tutta la musica italiana degli anni Novanta. In una parola: classico. Il singolo nel 2014 è stato anche certificato disco d'oro.
06. Marracash
Badabum... Cha cha! L'onomatopeico singolo d'esordio di Marracash ebbe molto successo nel 2008, al punto da raggiungere il disco di platino in un momento non facile per il rap italiano. Infatti dopo l'iniziale successo di Mondo Marcio e Fabri Fibra nel 2006, il genere stava vivendo una fase di rigetto a causa di una forte sovraesposizione incitata dalle major, alla quale non seguirono grandi risultati a livello di vendite. In quel contesto, Marracash riuscì a riportare l'attenzione sul rap italiano.
05. Club Dogo
I Club Dogo sono tra gli artisti più importanti del rap italiano ma il grande pubblico li ha conosciuti con "P.E.S.", hit del 2012 che riscosse un ottimo successo, vendendo più di 60.000 copie e aggiudicandosi il doppio disco di platino. La canzone, realizzata in collaborazione con Giuliano Palma, sia come sound che come testo ha un mood molto spensierato e parla dell'abitudine dei giovani di stare sul divano a giocare alla playstation, in particolare ai giochi di calcio (da qui il titolo P.E.S., acronimo di un popolare gioco della Konami).
04. Caparezza
Caparezza non è il classico rapper. Le sue frequenti incursioni nel rock e il suo linguaggio 'adulto' e pieno di riferimenti lo hanno fatto emergere dagli altri rapper italiani, facendolo diventare un personaggio mainstream a tutti gli effetti. E una buona parte del suo successo è dovuto a due hit che è impossibile non conoscere: "Fuori Dal Tunnel" del 2003, che lo ha reso famoso (divenuta anche sigla del programma Zelig), e "Vieni A Ballare In Puglia" del 2008, la canzone della consacrazione.
03. Fedez
Fedez è indubbiamente il rapper italiano col migliore riscontro di vendite. E in virtù di ciò, può già vantare due hit: "Cigno Nero" del 2013 e "Magnifico" del 2014, entrambe in collaborazione con Francesca Michielin. In particolare, il successo di "Magnifico" fu in parte favorito dalla visibilità raggiunta dal rapper come giudice di X Factor, e infatti il video ad oggi ha ricevuto oltre 67 milioni di visualizzazioni su Youtube e il singolo ha raggiunto le 250.000 copie vendute (ben cinque dischi di platino). Altra hit da annoverare è "Vorrei Ma Non Posto", uno dei tormentoni dell'estate 2016, realizzata in coppia con J-Ax.
02. Articolo 31
Gli Articolo 31 sono stati il gruppo rap italiano più popolare degli anni Novanta. E questo anche grazie ad una delle più grandi hit nostrane di quegli anni: "Tranqi Funky", uscita nel 1996. Ma J-Ax e Dj Jad hanno inciso anche altre canzoni note: "Ohi Maria" (1994), "La Fidanzata" (1998), "Volume" (2000) ed anche nella fase finale della loro carriera, più incentrata sul rock, li ricordiamo per pezzi come "Domani Smetto" e "Spirale Ovale", divenuti quasi degli inni generazionali. Nel 2006 il duo si è diviso ma J-Ax è rimasto comunque sulla cresta dell'onda mentre Dj Jad è sparito dai grandi riflettori.
01. Fabri Fibra
Ebbene sì, il vero hit maker del rap italiano è proprio lui: Fabri Fibra. Nessuno infatti può vantare una canzone come "Tranne Te", diventata popolare a livello nazionale al punto da vendere più di 90.000 copie (triplo platino) ed essere suonata tuttora nei locali. E questo perché è una traccia 'da festa' estremamente orecchiabile e cantabile, che può essere apprezzata anche da chi non ascolta il rap. In poche parole, "Tranne Te" è diventata una hit grazie soprattutto alla sua trasversabilità. Ma nonostante questo, Fibra ha realizzato anche altre canzoni di successo: da "Applausi Per Fibra" del 2006 a "Vip In Trip" del 2010 (contenuta nell'album Controcultura come "Tranne Te"), passando per "La Soluzione" del 2007. Degne di nota anche altre due canzoni realizzate in collaborazione con altri artisti: "In Italia" con Gianna Nannini e "Festa Festa" insieme ai Crookers e Dargen D'Amico.
The Life Of Pablo è un album che semplicemente non doveva uscire. O perlomeno non doveva uscire in un periodo dove Kanye West sta chiaramente dimostrando di essere in uno stato confusionale.
Un disco che poteva capitalizzare tutto l'hype che gravita intorno al suo autore, ma che invece è stato rovinato da una delle peggiori promozioni mai viste. Prima i numerosi cambi di titolo (So Help Me God, Swish, Waves), poi l'uscita a sorpresa solamente in streaming su Tidal, poi una nuova versione con le canzoni ritoccate, e infine la messa in vendita del disco dopo due mesi e solo sul sito ufficiale di West. Il tutto "arricchito" da un'infinità di tweet deliranti (tra cui spiccano l'annuncio della sua presunta bancarotta e gli attacchi a Wiz Khalifa). Il risultato è stato non solo quello di disorientare i propri fans con le versioni ritoccate, ma soprattutto quello di bruciare una buona parte delle potenziali vendite, favorendo il download illegale e facendo precipitare l'interesse generale.
Come la promozione, anche l'album risulta alquanto confusionario. Aldilà del fatto che il numero delle tracce è aumentato con l'uscita delle versioni (prima 18, poi 19 ed infine 20), The Life Of Pablo dà l'impressione di essere un calderone di canzoni senza un vero e proprio filo conduttore.
L'estro di Kanye West si sente ma stavolta pare soffocato dal suo stesso ego. Per fare degli esempi: la seconda parte di "Father Stretch My Hands" è in sostanza una marchetta a "Panda" (è vero che Desiigner è sotto l'etichetta di West, ma si poteva comunque evitare), il singolo "Famous" clamorosamente non riesce ad essere una hit nonostante la presenza di Rihanna (anche se il videoclip merita), e non capisco come una buona canzone come "30 Hours" sia stata rovinata da una coda finale inutile e senza senso. Non mancano comunque pezzi degni di nota e in pieno stile Kanye, su tutti "No More Parties in LA" con Kendrick Lamar, che in una tracklist più concentrata avrebbero tenuto il disco ad un livello molto più alto.
The Life Of Pablo è un buon album ma con molti alti e bassi, la cui pecca principale è la mancanza di una vera identità. Ed è strano dopo un disco dal forte impatto come l'ottimo Yeezus.
Tracce consigliate: No More Parties in LA, Real Friends, FML.