martedì 9 agosto 2016

LO STREAM OF CONSCIOUSNESS 2.0


James Joyce è stato uno dei più grandi scrittori del ventesimo secolo. E questo grazie al suo stile di scrittura rivoluzionario, incentrato sul cosiddetto STREAM OF CONSCIOUSNESS. Si tratta di un "flusso di coscienza" che, citando da Wikipedia, consiste nella "libera rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in frasi".

Credo che se prendessimo lo Stream of consciousness di James Joyce e lo adattassimo ai nostri tempi, e in particolare all'italiano medio che scrive sui social, verrebbe più o meno una cosa così:

Non sono razzista ma gli immigrati se ne devono tornare nel loro paese qui delinquono e basta i nostri bisnonni quando andavano all'estero venivano trattati di merda mica come questi stranieri del cazzo che hanno l'aifon l'albergo a cinque stelle e non fanno niente durante il giorno tutto questo per colpa della sinistra che pensa solo ai negri e ai ricchioni che poi non ho niente contro i ghei anzi ne conosco anche alcuni e sono simpatici però hanno rotto le palle con questi ghei praid tutti vestiti ridicoli e con questa pretesa di sposarsi e avere figli perchè la famiglia deve essere tradizionale e ci vogliono una madre e un padre e quindi i figli non possono crescere con due padri o due mamme che poi i bambini diventano contronatura come loro per questo bisogna rispettare le tradizioni l'italia è cristiana e romana e non diventerà musulmana e ghei per me ci vorrebbe uno come il dvce che ha fatto tante cose buone tipo le pensioni e le bonifiche mica come renzi e la boschi che sono gli amici delle banche e dell'euro che ci sta rovinando le famiglie non arrivano a fine mese e i nostri concittadini italiani dormono per strada e gli tocca rubare nei supermercati e gli immigrati invece hanno le case gratis diciamolo l'italia agli italiani anche se i napoletani hanno la monnezza e girano senza casco no euro beati in russia che hanno putin un vero lider che si fa rispettare in tutto il mondo mica come noi che abbiamo dovuto aspettare anni per riavere i marò i politici fanno tutti schifo ci vuole la rivoluzione a volte penso che gli animali siano meglio delle persone vegano stammi lontano comunque c'è un pò di figa qua

mercoledì 3 agosto 2016

RED HOT CHILI PEPPERS - THE GETAWAY


Cosa aspettarsi da un gruppo come i Red Hot Chili Peppers nel 2016? Io sinceramente non molto.

E forse è proprio per questo che sono rimasto piacevolmente sorpreso da The Getaway. O forse sarà stato il contributo a tempo pieno del nuovo chitarrista Josh Klinghoffer, forse sarà stata la scelta di cambiare produttore dopo venticinque anni passando da Rick Rubin a Danger Mouse, o forse sarà stata la consapevolezza che il Rock non vende più come un tempo e che quindi è giusto provare nuove direzioni. Fatto sta che nell'undicesimo album di Kiedis e soci si avverte una, seppur piccola, intenzione di cambiare rotta.

Questo però non vuol dire che abbiano realizzato un lavoro memorabile. Anzi, The Getaway in generale è un album sulla sufficienza, ma con degli spunti interessanti. Il sound dei Red Hot versione 2016 è più soft ma nello stesso tempo anche accattivante, con una manciata di buone canzoni dal sapore funky ("The Getaway", "Go Robot") e qualche bel momento melodico ("The Longest Wave", "Encore"). Purtroppo non mancano episodi trascurabili, che spesso coincidono col tentativo dei quattro californiani di emulare il sound del passato ("We Turn Red", "Detroit") fallendo miseramente.

Tra alti e bassi, The Getaway rappresenta comunque un capitolo 'fresco' per i Red Hot Chili Peppers: un album discreto ma nulla di più.

Tracce consigliate: The Getaway, The Longest Wave.