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martedì 21 febbraio 2017

CLASSIFICA ALBUM 2016


E anche quest'anno è arrivato il fatidico momento della classifica dei migliori dieci album del 2016. Ho ritardato l'uscita per colpa... dei Run The Jewels! Infatti quei due simpaticoni di Killer Mike e El-P hanno pensato bene di far uscire il loro album alla vigilia di Natale. Volevo ascoltarlo per bene per poterlo inserire, eventualmente, in classifica ma non ce l'ho ancora fatta, quindi chissenefotte! Faccio la mia Top 10 senza di loro:

10. Red Hot Chili Peppers - The Getaway


The Getaway rappresenta un capitolo 'fresco' per i Red Hot Chili Peppers, grazie ad un sound più soft ma anche accattivante, con una manciata di buone canzoni dal sapore funky e un paio di bei momenti melodici. Un album discreto ma nulla di più.

Tracce consigliate: The Getaway, The Longest Wave.

Per la recensione completa clicca qui.

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09. Kanye West - The Life Of Pablo


The Life Of Pablo è un disco che testimonia lo stato confusionale in cui versa Kanye West. La pecca principale dell'album, oltre ad essere discontinuo, è che manca di una vera identità. Non è un brutto album, anzi, ma da uno come Kanye mi sarei aspettato di più.

Tracce consigliate: No More Parties In LA, Real Friends.

Per la recensione completa clicca qui.

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08. Deftones - Gore


Quando si parla di Deftones si parla comunque di uno dei migliori gruppi Alternative Metal degli ultimi venti anni, ma stavolta Chino Moreno e soci non mi hanno convinto a pieno. Gore è un album in un certo senso 'freddo', per via di un suono un pò troppo 'impastato' ma soprattutto per la mancanza di quella carica emotiva che è sempre stata il loro punto forte.

Tracce consigliate: Prayers/Triangles, Phantom Bride.

Per la recensione completa clicca qui.

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07. Salmo - Hellvisback


Hellvisback è la dimostrazione che si può raggiungere un buon livello di commerciabilità senza fare necessariamente musica 'commerciale'. Un album che suona bene e che si riascolta sempre volentieri: per me il migliore album di Rap italiano dell'anno.

Tracce consigliate: 7 Am, L'Alba.

Per la recensione completa clicca qui.

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06. YG - Still Brazy


YG riporta fieramente in auge il suono della West Coast. Rispetto al precedente My Krazy Life non ci sono delle vere e proprie hits ma il disco suona compatto e scorre piuttosto bene. Nonostante l'assenza del 'mentore' Dj Mustard, Still Brazy è un album che rilegge il Rap californiano degli anni Novanta in chiave moderna.

Tracce consigliate: Twist My Fingaz, Why You Always Hatin'.

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05. Danny Brown - Atrocity Exhibition


Si dice che il terzo album sia quello della maturità... Una regola che viene confermata anche da Danny Brown. Atrocity Exhibition (titolo ripreso da una canzone dei Joy Division) è infatti uno degli album Rap più ruvidi e oscuri dell'anno, dove le paure e i problemi (soprattutto di droga) del rapper di Detroit scorrono su beats atipici e surreali.

Tracce consigliate: Really Doe, When It Rain.

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04. Schoolboy Q - Blank Face


Anche quest'anno il miglior album Rap dell'anno proviene dalla West Coast. Rispetto all'esordio Oxymoron, Blank Face non si concentra sui singoli episodi, risultando un ottimo album nella sua interezza. Un passo in avanti per Schoolboy Q, che anche in questo secondo capitolo ci racconta la vita di strada tra i difficili quartieri di Los Angeles.

Tracce consigliate: Dope Dealer, John Muir.

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03. Kings Of Leon - Walls


I fratelli Followill sono ormai una garanzia. Walls non presenta particolari novità ma è un album godibile e i Kings Of Leon si confermano come uno dei migliori gruppi di Rock melodico in circolazione.

Tracce consigliate: Around The World, Walls.


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02. Radiohead - A Moon Shaped Pool


Un album che ci ricorda la classe immensa di Thom Yorke e soci, che mettono da parte l'elettronica per realizzare un lavoro dai toni più pacati. Non siamo ai livelli dei loro capolavori ma è un lavoro nettamente migliore rispetto al precedente The King Of Limbs.

Tracce consigliate: Daydreaming, Identikit.


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01. Moderat - III


La creatura teutonica nata dall'unione tra Modeselektor e Apparat arriva al terzo capitolo confermandosi tra le migliori realtà del panorama elettronico mondiale. III è un album più melodico ed in un certo senso più accessibile, ma anche più omogeneo e armonioso. Un disco vivamente consigliato!

Tracce consigliate: Running, Reminder.



giovedì 9 febbraio 2017

BLACK MIRROR - 3ª STAGIONE


Black Mirror è una serie tv atipica in quanto non solo dura poco e ogni episodio è a sè stante, ma anche perché, nonostante questo, è riuscita a plasmare uno stile inconfondibile: da un lato inquietante ed amara (a tratti crudele), dall'altro intelligente e capace di stimolare riflessioni interessanti sul mondo di oggi, e su ciò che potrebbe diventare con il progredire dell'evoluzione tecnologica. La terza stagione della serie ideata dal produttore inglese Charlie Brooker è sbarcata su Netflix ed è composta da sei puntate. Lo stesso numero di puntate trasmesse finora nelle due stagioni precedenti (se si esclude l'episodio natalizio del 2015).

Il giudizio su questa terza stagione è decisamente positivo, perché mantiene lo stile caratteristico di Black Mirror aggiungendo delle novità che ne arricchiscono la visione, confermandosi come una delle mie serie tv preferite del momento.

Di seguito l'analisi delle singole puntate (attenzione presenza di spoiler):


03x01 : Caduta libera (Nosedive)
La terza stagione inizia subito ad alti livelli. In questa puntata viene immaginata una società completamente "social", dove le persone possono votarsi a vicenda su una scala da 1 a 5. E' una società apparentemente felice nella quale tutti sono gentili e cordiali, ma allo stesso tempo finta e crudele, perché chi non si adegua al 'meccanismo' dei like e dei rating viene relegato ai margini. La puntata da molti spunti su cui riflettere, visto che tocca un argomento (quello dei social network) che ci riguardano già adesso: in questo caso ci viene mostrata una sorta di trasposizione sulla 'vita reale' di quello che succede oggi, cioè la ricerca a volte maniacale di visualizzazioni e gradimenti. La puntata in sè quindi è molto apprezzabile anche se un pò scontata, visto che già dal titolo si può intuire come potrà andare a finire per la protagonista Lacie (interpretata da un'ottima Bryce Dallas Howard). Ma il finale, con quelle urla liberatorie, fa intendere che in realtà quello che conta di più è essere sè stessi, abbandonando le sovrastrutture che, in un modo o nell'altro, opprimono i nostri bisogni di libertà.
Voto: * * * *


03x02 : Giochi pericolosi (Playtest)
E' la puntata horror della stagione: qui infatti vengono inseriti elementi tipici di quel genere, dalla suspense ai luoghi inquietanti, perfino ai 'mostri'. I temi principali sono due. Da un lato il mondo dei videogiochi, che puntano ad essere sempre più realistici, in questo caso arrivando ad un livello quasi ossessivo e oltre la legalità. Dall'altro le nostre paure, quelle più nascoste ed inspiegabili, che non vogliamo che vengano fuori, e che proprio per questo possono diventare più pericolose del previsto. Nonostante il 'gioco della matrioske' su cui si basa la puntata crei un buon livello di tensione, è stato l'episodio che mi ha coinvolto di meno, probabilmente perché non sono un appassionato di film horror nè tantomeno di videogiochi.
Voto: * *


03x03 : Zitto e balla (Shut up and dance)
E' la puntata più "shockante", ma anche quella che ricorda maggiormente lo stile classico di Black Mirror. Un thriller che disorienta e crea inquietudine, nel quale viene mostrato il degrado di una società dove tutti a loro modo sono dei peccatori, e che quindi devono pagare. Protagonista della puntata è l'adolescente Kenny, che dovrà affrontare prove sempre più impegnative e fuori dalla legalità, fino a giocarsi la vita pur di tenere nascosto il proprio inconfessabile segreto. Questo episodio descrive un mondo non molto lontano dal nostro, con persone che vivono con scheletri nell'armadio (tradimenti, perversioni, pregiudizi) da nascondere ad ogni costo, e con apparecchi tecnologici (computer e cellulari) controllati a nostra insaputa e che, nelle mani sbagliate, possono trasformarsi in armi di ricatto potentissime.
Voto: * * * *


03x04 : San Junipero
Eccolo, il capolavoro non solo della terza stagione ma di tutta la serie. Una puntata talmente bella ed interessante che avrebbero potuto farci tranquillamente un film vero e proprio, nella quale vengono toccate due tematiche forti come la morte e l'amore: due argomenti che, grazie alla tecnologia avanzata, stavolta possono convivere. Temi a quanto pare cari al regista Owen Harris, che ha diretto anche la prima puntata della seconda stagione (Torna da me - Be right back). La questione viene posta sul fatto se sia più umano accettare la morte e l'idea della fine o scegliere di vivere per l'eternità quando entra in gioco un sentimento forte come l'amore. Infatti in questa puntata la tecnologia non viene descritta come un elemento che invade la società, bensì come qualcosa che può creare delle opportunità un tempo impensabili, diventando quindi una fonte inaspettata di felicità. La storia è incentrata su due giovani donne (Kelly e Yorkie) che si incontrano nella città virtuale di San Junipero e che si innamorano l'una dell'altra. I loro 'veri' corpi in realtà sono agli sgoccioli della vita, ma le loro menti e le loro anime sono tutt'altro che in decadimento, e pur avendo visioni opposte sulla morte dovranno decidere se vivere insieme in eterno a San Junipero, che altro non è che l'emblema dell'irrealtà e della libertà fittizia: una realtà artificiale dove non esiste morte nè dolore nella quale paradossalmente le due protagoniste provano sentimenti autentici. E' una puntata atipica per Black Mirror, dove l'inquietudine e la tensione lasciano spazio a colorate atmosfere anni Ottanta e a riflessioni sulla ricerca della felicità, e probabilmente è proprio questa sua 'diversità' a dare quel qualcosa in più a questa terza stagione. E poi un pò mi ha ricordato Mulholland Drive, ed è un altro punto a suo favore.
Voto: * * * * *


03x05 : Gli uomini e il fuoco (Men against fire)
Questa puntata segue il filone bellico e fantascientifico. Protagonista è un soldato (Stripe) che, per puro caso, si rende conto di quanto la tecnologia stia influenzando non solo le sue azioni ma anche quelle di tutto l'esercito di cui fa parte. La riflessione è stimolante perché riguarda un aspetto della nostra natura: sentirsi meno coinvolti emotivamente quando succede qualcosa che non ci 'tocca' direttamente. Se oggi proviamo meno empatia per situazioni che sentiamo come lontane, in un futuro sarà allo stesso modo più semplice poter compiere azioni violente a 'qualcuno' che non vediamo come nostro simile, sia come stile di vita che soprattutto come sembianza fisica. Questo fa sottintendere che la nostra 'umanità' non sia nient'altro che un ostacolo per i loschi progetti governativi del futuro. Un grande inganno che schiaccerà il protagonista, che alla fine preferirà vivere nella menzogna piuttosto che convivere con la dura realtà.
Voto: * * * *


03x06 : Odio universale (Hated in the nation)
La puntata finale della stagione ha i connotati del film vero. Fondamentalmente si tratta di un thriller/poliziesco nel quale vengono toccate le tematiche dello sfruttamento ambientale e soprattutto dei social network (ricollegandosi alla prima puntata). Qui infatti viene estremizzata l'idea di gogna mediatica che già esiste oggi, ipotizzando cosa potrebbe succedere se qualcuno decidesse (con l'aiuto della tecnologia distorta) di mettere 'in pratica' l'odio che tutti i giorni viene filtrato dall'immediatezza dei social network. Il ribaltamento finale, dove i carnefici 'virtuali' diventano vittime del loro stesso odio, è in tipico stile Black Mirror e chiude questa terza stagione.
Voto: * * *


lunedì 17 ottobre 2016

ELEZIONI STATI UNITI 2016: UN'OCCASIONE PERSA


Sono strani gli americani. Nel giro di dieci anni sono passati dal rieleggere uno dei loro peggiori presidenti di sempre (George W. Bush) al rieleggerne uno dei migliori (Obama). Non c'è quindi da stupirsi di niente, nemmeno di una campagna elettorale decisamente strana come quella di quest'anno.

Al di là di questa breve considerazione, le elezioni del 2016 verranno ricordate come la più grande occasione persa per entrambi gli schieramenti nella storia recente della politica americana.

Partiamo dai repubblicani. Per me sulla carta erano i favoriti. Gli attentati dell'Isis e la strage di San Bernardino del 2015 sono stati eventi che hanno favorito la paura e l'incertezza negli americani, avvantaggiando i conservatori. Aggiungiamoci l'innato patriottismo e il disprezzo per le minoranze ormai radicato nell'americano medio e la diffidenza verso le politiche di Obama (troppo 'liberal' all'interno e troppo debole all'esterno). Consideriamo anche, fatto per niente trascurabile, che il trend degli ultimi venticinque anni è stato all'insegna dell'alternanza tra i due partiti (Bush / Clinton / Bush Jr / Obama). E se poi i democratici candidano un personaggio antipatico come la Clinton, il gioco sarebbe fatto.

Come complicare le cose? Facendo sì che un candidato outsider come Donald Trump potesse vincere le primarie. Un personaggio controverso che non solo non piace all'opinione pubblica ma nemmeno alla parte 'moderata' (le virgolette sono d'obbligo) dello stesso elettorato repubblicano. Ma oltre a questo, Trump non era il candidato ideale anche per via dei suoi numerosi scheletri nell'armadio, e infatti ultimamente i media americani stanno andando a nozze con le sue vicende del passato (prima l'evasione delle tasse poi le sue presunte molestie sessuali). Non era meglio 'giocare sporco' durante le primarie per evitare situazioni imbarazzanti a poche settimane dal voto?

E ora i democratici. Con i suoi pro e contro, l'esperienza di Obama si può considerare generalmente positiva, soprattutto grazie ad una politica interna progressista come mai prima, i cui punti fondamentali sono stati la riforma della sanità e l'apertura verso le unioni gay. Senza contare che Obama probabilmente verrà ricordato come il presidente che ha portato gli Stati Uniti fuori dalla crisi economica. Se poi ci mettiamo che dall'altra parte c'è uno personaggio estremo come Trump, la vittoria potrebbe sembrare a portata di mano.

Come complicare le cose? Spingendo la candidatura di Hillary Clinton, talmente antipatica agli americani da lasciare in secondo piano il fatto che possa diventare la prima presidentessa della storia degli Stati Uniti. Un candidato che, oltre a rappresentare la vecchia politica, non sembra avere la spinta progressista propria di un outsider quale era Obama nel 2008. E poi... Il caso Lewinsky è una macchia indelebile since 1998.

E perchè si sfidano proprio loro due? Da una parte la Clinton è stata decisamente spinta dal suo partito per raggiungere quella vittoria che gli era sfuggita nelle primarie contro Obama. Doveva andare così insomma, anche se Bernie Sanders secondo me aveva un potenziale maggiore: outsider, progressista vero e ben visto dall'elettorato giovane. Dall'altra parte Trump ha vinto non perchè spinto dal suo partito ma perchè aveva qualcosa che gli altri candidati non possedevano: il carisma sì, ma anche e soprattutto il fatto di essere un candidato al di fuori dal sistema politico tradizionale. E noi italiani sappiamo bene che cosa vuol dire. Ai repubblicani è mancato un vero candidato interno, palesando una crisi di leadership che dura ormai da anni.

Il risultato di tutto ciò è che molti elettori, ora più che mai, si troveranno a votare il "male minore". Votare un candidato poco convincente ma che si conosce o fare un salto nel buio? Si vedrà l'8 Novembre.

giovedì 6 ottobre 2016

NARCOS - 2ª STAGIONE


E dopo quella di Gomorra è arrivata anche la seconda stagione di Narcos, la sorprendente serie tv di Netflix incentrata sulla figura del più grande narcotrafficante della storia, Pablo Emilio Escobar Gaviria.

Intanto c'è da dire che questo secondo capitolo non è altro che il naturale proseguimento del primo, visto che non ci sono sostanziali differenze tra i due e che, anzi, sembrano far parte di un unico blocco continuo. Di conseguenza i punti forti della serie sono rimasti gli stessi che hanno fatto la fortuna della prima stagione: i dialoghi in spagnolo non doppiati (ricordo che Wagner Moura, essendo brasiliano, non è madrelingua spagnolo), l'inserimento di immagini d'archivio autentiche e una fotografia pulita e curata.

Per quanto riguarda la storia, ammetto che non sia facile giudicare una serie dai connotati biografici nella quale inevitabilmente manca un pò l'effetto sorpresa, visto che si basa su fatti realmente accaduti. E' anche vero che l'intreccio tra realtà e fiction spesso sia labile, quindi è meglio fare una analisi su ciò che la serie vuole comunicare piuttosto che attenersi alla sequenza dei fatti. Narcos, come altre serie del filone "gangster/poliziesco", vuole mostrarci 'come funziona' in un paese dove regna l'illegalità, nel quale i 'buoni' si alleano con i 'cattivi' pur di raggiungere un obiettivo comune, nel quale non esistono valori genuini ma solo sete di soldi, nel quale un uomo può diventare uno dei più ricchi al mondo ma può anche perdere tutto in poco tempo. E' questa l'ottica con la quale è stata concepita questa serie, non ponendosi l'obiettivo di essere un mero documentario, e l'avvertenza prima di ogni puntata ne è la dimostrazione.


Ma tornando alla storia, se la prima stagione ha seguito le tappe dell'ascesa al potere di Pablo Escobar, un uomo tanto temuto dalle autorità quanto amato dalla gente del suo paese, la seconda stagione invece ne racconta l'inesorabile declino fino alla morte avvenuta il 2 Dicembre del 1993. Il declino non solo del 'Patron' (come lo chiamano i suoi sicari) ma in generale dell'uomo Escobar, in continua fuga, sempre più odiato, ormai solo e logorato nel fisico. Ed è proprio questa la novità di Narcos2: la focalizzazione sull'uomo. Essendoci un pò meno azione, è stato dedicato più spazio al lato psicologico di Escobar, facendo emergere le sue paure e fragilità, fino ad arrivare alla sua vita privata e al suo rapporto stretto con la famiglia.

Infine, piccola parentesi su due personaggi secondo me importanti all'interno della stagione. Il primo è il padre di Escobar, che compare solamente in due puntate ma che in un certo senso sancisce la fine 'morale' di Pablo. Il secondo è Limòn, un tassista dall'animo buono che viene risucchiato dal vortice del 'giro' criminale, perdendo tutto pur di rimanere al fianco di Escobar fino alla fine.

Purtroppo le recenti dichiarazioni di Sebastian Marroquin, il figlio di Escobar, sui presunti errori storici sparsi qua e là nella serie (ne individua ben ventotto) fanno un pò pensare, però nel suo genere Narcos si conferma una buona serie che merita di essere vista.

Ma la domanda adesso è una: la terza stagione riuscirà a mantenersi su questi livelli anche senza Pablo Escobar?


domenica 18 settembre 2016

SALMO - HELLVISBACK


Partiamo subito con la considerazione principale: Hellvisback ha tracciato un passo in avanti importante per il rap italiano. E questo perché ha dimostrato una volta per tutte che si può raggiungere un buon livello di commerciabilità senza fare necessariamente musica 'commerciale'.

Il quarto album di Salmo infatti nel giro di un paio di mesi è diventato disco di platino. Un risultato notevole per il genere, a maggior ragione se si considera che è stato raggiunto con poca promozione, senza super singoli né grandi featuring né tantomeno grandi passaggi radiofonici, a differenza di altri rappers nostrani che, sempre quest'anno, speravano di sfondare raccattando collaborazioni con noti cantautori o, peggio, cavalcando l'onda del reggaeton (vero Jake?).

Il motivo di tale successo è fondamentalmente uno: Hellvisback è un disco che suona bene. Certo, non è ai livelli dell'esordio The Island Chainsaw Massacre, ma non ha nemmeno gli alti e bassi di Death Usb e Midnite. Stavolta Salmo ha puntato tutto sull'impatto sonoro, a discapito dei testi che peccano nei contenuti (lui stesso ha ammesso di averli scritti in poco tempo), aggiungendoci un pizzico di concept (l'iconografia di Elvis).

Il sound dell'album è meno elettronico e più suonato pur rimanendo potente e moderno. E non a caso l'unica collaborazione di spessore è quella con Travis Barker, batterista dei Blink 182. Il risultato è che, a distanza di mesi dalla sua uscita, è un disco che si riascolta sempre volentieri, dimostrando una 'replay value' decisamente elevata. E non è una cosa da poco.

In conclusione, Hellvisback è tra i migliori album di rap italiano del 2016. Sperando in una maggiore attenzione sui testi per il prossimo lavoro...

Tracce consigliate: 7 Am, L'Alba.


martedì 9 agosto 2016

LO STREAM OF CONSCIOUSNESS 2.0


James Joyce è stato uno dei più grandi scrittori del ventesimo secolo. E questo grazie al suo stile di scrittura rivoluzionario, incentrato sul cosiddetto STREAM OF CONSCIOUSNESS. Si tratta di un "flusso di coscienza" che, citando da Wikipedia, consiste nella "libera rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in frasi".

Credo che se prendessimo lo Stream of consciousness di James Joyce e lo adattassimo ai nostri tempi, e in particolare all'italiano medio che scrive sui social, verrebbe più o meno una cosa così:

Non sono razzista ma gli immigrati se ne devono tornare nel loro paese qui delinquono e basta i nostri bisnonni quando andavano all'estero venivano trattati di merda mica come questi stranieri del cazzo che hanno l'aifon l'albergo a cinque stelle e non fanno niente durante il giorno tutto questo per colpa della sinistra che pensa solo ai negri e ai ricchioni che poi non ho niente contro i ghei anzi ne conosco anche alcuni e sono simpatici però hanno rotto le palle con questi ghei praid tutti vestiti ridicoli e con questa pretesa di sposarsi e avere figli perchè la famiglia deve essere tradizionale e ci vogliono una madre e un padre e quindi i figli non possono crescere con due padri o due mamme che poi i bambini diventano contronatura come loro per questo bisogna rispettare le tradizioni l'italia è cristiana e romana e non diventerà musulmana e ghei per me ci vorrebbe uno come il dvce che ha fatto tante cose buone tipo le pensioni e le bonifiche mica come renzi e la boschi che sono gli amici delle banche e dell'euro che ci sta rovinando le famiglie non arrivano a fine mese e i nostri concittadini italiani dormono per strada e gli tocca rubare nei supermercati e gli immigrati invece hanno le case gratis diciamolo l'italia agli italiani anche se i napoletani hanno la monnezza e girano senza casco no euro beati in russia che hanno putin un vero lider che si fa rispettare in tutto il mondo mica come noi che abbiamo dovuto aspettare anni per riavere i marò i politici fanno tutti schifo ci vuole la rivoluzione a volte penso che gli animali siano meglio delle persone vegano stammi lontano comunque c'è un pò di figa qua

mercoledì 3 agosto 2016

RED HOT CHILI PEPPERS - THE GETAWAY


Cosa aspettarsi da un gruppo come i Red Hot Chili Peppers nel 2016? Io sinceramente non molto.

E forse è proprio per questo che sono rimasto piacevolmente sorpreso da The Getaway. O forse sarà stato il contributo a tempo pieno del nuovo chitarrista Josh Klinghoffer, forse sarà stata la scelta di cambiare produttore dopo venticinque anni passando da Rick Rubin a Danger Mouse, o forse sarà stata la consapevolezza che il Rock non vende più come un tempo e che quindi è giusto provare nuove direzioni. Fatto sta che nell'undicesimo album di Kiedis e soci si avverte una, seppur piccola, intenzione di cambiare rotta.

Questo però non vuol dire che abbiano realizzato un lavoro memorabile. Anzi, The Getaway in generale è un album sulla sufficienza, ma con degli spunti interessanti. Il sound dei Red Hot versione 2016 è più soft ma nello stesso tempo anche accattivante, con una manciata di buone canzoni dal sapore funky ("The Getaway", "Go Robot") e qualche bel momento melodico ("The Longest Wave", "Encore"). Purtroppo non mancano episodi trascurabili, che spesso coincidono col tentativo dei quattro californiani di emulare il sound del passato ("We Turn Red", "Detroit") fallendo miseramente.

Tra alti e bassi, The Getaway rappresenta comunque un capitolo 'fresco' per i Red Hot Chili Peppers: un album discreto ma nulla di più.

Tracce consigliate: The Getaway, The Longest Wave.


venerdì 29 luglio 2016

GABRY PONTE - CHE NE SANNO I 2000


Ok questo pezzo è una trashata. E fin qui ci siamo tutti.
Ma al di là di questo, non ne capisco proprio il senso.

Una canzone che vorrebbe celebrare gli anni 90 ma che in realtà può piacere solo ai ragazzini del 2000: se l'intenzione di Gabry Ponte era quella di sfruttare l'effetto nostalgia avrebbe potuto tirare fuori un pezzo Italodance, invece di realizzare una banalissima traccia EDM. Banale non solo nella musica, ma anche nel testo di Danti, che non va oltre gli scontati riferimenti a Bim Bum Bam e al Game Boy... Per non parlare del titolo, scopiazzato da una nota pagina di Facebook, e del video che non c'entra niente con l'immaginario degli anni 90.

Ma tornando al discorso iniziale, in realtà la vera intenzione di Gabry Ponte era quella di scrivere una hit appositamente per le nuove generazioni, e non a caso il video in tre giorni ha già superato il milione di visualizzazioni su Youtube. Però, ribadisco, non comprendo molto il senso di tutto questa operazione.

Ben vengano le trashate ma stavolta proprio non ci siamo.


giovedì 28 luglio 2016

KANYE WEST - THE LIFE OF PABLO


The Life Of Pablo è un album che semplicemente non doveva uscire. O perlomeno non doveva uscire in un periodo dove Kanye West sta chiaramente dimostrando di essere in uno stato confusionale.

Un disco che poteva capitalizzare tutto l'hype che gravita intorno al suo autore, ma che invece è stato rovinato da una delle peggiori promozioni mai viste. Prima i numerosi cambi di titolo (So Help Me God, Swish, Waves), poi l'uscita a sorpresa solamente in streaming su Tidal, poi una nuova versione con le canzoni ritoccate, e infine la messa in vendita del disco dopo due mesi e solo sul sito ufficiale di West. Il tutto "arricchito" da un'infinità di tweet deliranti (tra cui spiccano l'annuncio della sua presunta bancarotta e gli attacchi a Wiz Khalifa). Il risultato è stato non solo quello di disorientare i propri fans con le versioni ritoccate, ma soprattutto quello di bruciare una buona parte delle potenziali vendite, favorendo il download illegale e facendo precipitare l'interesse generale.

Come la promozione, anche l'album risulta alquanto confusionario. Aldilà del fatto che il numero delle tracce è aumentato con l'uscita delle versioni (prima 18, poi 19 ed infine 20), The Life Of Pablo dà l'impressione di essere un calderone di canzoni senza un vero e proprio filo conduttore.

L'estro di Kanye West si sente ma stavolta pare soffocato dal suo stesso ego. Per fare degli esempi: la seconda parte di "Father Stretch My Hands" è in sostanza una marchetta a "Panda" (è vero che Desiigner è sotto l'etichetta di West, ma si poteva comunque evitare), il singolo "Famous" clamorosamente non riesce ad essere una hit nonostante la presenza di Rihanna (anche se il videoclip merita), e non capisco come una buona canzone come "30 Hours" sia stata rovinata da una coda finale inutile e senza senso. Non mancano comunque pezzi degni di nota e in pieno stile Kanye, su tutti "No More Parties in LA" con Kendrick Lamar, che in una tracklist più concentrata avrebbero tenuto il disco ad un livello molto più alto.

The Life Of Pablo è un buon album ma con molti alti e bassi, la cui pecca principale è la mancanza di una vera identità. Ed è strano dopo un disco dal forte impatto come l'ottimo Yeezus.

Tracce consigliate: No More Parties in LA, Real Friends, FML.


giovedì 30 giugno 2016

GOMORRA - 2ª STAGIONE


*AVVISO: presenza di spoiler*

Si è conclusa anche la seconda stagione di Gomorra e il giudizio generale è molto positivo.

Intanto posso dire che Gomorra si afferma definitivamente come la serie più importante del panorama italiano insieme a Romanzo Criminale. E questo grazie ad un racconto crudo e realistico della malavita napoletana e dell'ambiente in cui essa è radicata.

Ma di differenze tra la prima stagione e la seconda ce ne sono eccome.

La seconda stagione si è concentrata quasi esclusivamente sull'evoluzione delle vicende riguardanti la gestione delle piazze di Secondigliano e Scampia, dall'ascesa di Ciro Di Marzio e della sua alleanza fino al ritorno prepotente di Pietro Savastano. Stavolta non è stato lasciato quasi alcuno spazio a vicende 'extra', ad eccezione della storia di Marinella (nuora di Scianel, ndr) che comunque alla fine si è intrecciata con la vicenda principale. La prima stagione invece, almeno nella prima parte, ha avuto più un ruolo introduttivo e descrittivo sui modi di agire della famiglia Savastano e in generale della Camorra. Basti pensare alla storia degli africani e a quella delle elezioni politiche, utili a capire le varie sfaccettature della criminalità organizzata ma meno importanti ai fini delle vicende di potere che hanno coinvolto il clan di Don Pietro.

Un altro aspetto fondamentale, e grandioso, della seconda stagione è la focalizzazione sui personaggi. Grazie alla nascita dell'alleanza tra i vari boss, in Gomorra 2 vengono introdotti tanti nuovi personaggi (Scianel, O' Principe, O' Mulatto, Patrizia, Lelluccio) e nello stesso tempo vengono caratterizzati alcuni personaggi più marginali della prima stagione, dandone maggiore risalto (O' Nano, Malammore e soprattutto O' Track), e rivelando alcuni aspetti 'inediti' di alcuni dei personaggi principali (Salvatore Conte, Don Pietro). Non a caso alcune puntate ruotano intorno ad un unico personaggio, con il fine di creare una forte empatia nello spettatore, come successo con Scaniel, Conte e O'Principe. Meno risalto invece è stato dato ai due protagonisti della serie, Ciro e Genny, anche se ad un'analisi più attenta si capisce che sia l'uno che l'altro abbiamo avuto un'evoluzione importante nel corso della serie. Ciro dallo scugnizzo ambizioso della prima stagione si è trasformato in un leader intelligente ma consapevole di vivere in una realtà troppo dura anche per lui. Genny invece è rimasto in ombra in parecchie puntate ma alla fine, grazie alla sua furbizia e alla sua freddezza, è riuscito ad ottenere tutto ciò che Ciro, sconfitto, nel frattempo ha perso: il potere, gli affari e una nuova famiglia, slegandosi finalmente dalla figura opprimente del padre. Ed aggiungo che il fatto che loro due siano le figure fondamentali della serie si capisce anche dalla puntata girata a Trieste, dove i due si trovano faccia a faccia per la prima volta dopo i fatti della prima stagione: una delle puntate migliori, dove il livello di tensione è altissimo.


Un'altra cosa, i morti. E' quello che molti si aspettavano e in questo senso gli sceneggiatori hanno accontentato il pubblico. Indubbiamente in questa seconda stagione ci sono state molte morti, alcune anche molto violente e 'controverse', come quella di Maria Rita (figlia di Ciro, ndr), che ha provocato non poche polemiche sui social network. Ma la criminalità organizzata è anche questo: non si fa problemi ad uccidere nessuno. Gomorra è una serie cruda e auto-censurarsi non avrebbe avuto senso.

Infine, se il finale della scorsa stagione lasciava intravedere delle prospettive molto interessanti (il ritorno di Don Pietro e la vendetta di Genny verso Ciro), con la morte di Don Pietro e di quasi tutti i boss della zona la prospettiva è un grosso punto interrogativo. Questo può togliere un po' di aspettativa ma gli scenari che si apriranno nella terza stagione, essendo meno delineati, possono essere molteplici e intriganti.


mercoledì 22 giugno 2016

THE NEON DEMON (N. W. REFN)


Domenica sono andato al cinema perché non volevo perdermi The Neon Demon, il nuovo film di Nicolas Winding Refn. "Quello di Drive" per gli ignoranti.

A me Refn piace, e non solo perché è un ottimo regista. Ma anche perché con Drive è entrato nell'olimpo dei registi che contano, ma se n'è fregato altamente continuando a fare il suo cinema. Infatti ha realizzato Only God Forgives, un film poco adatto al grande pubblico che di conseguenza non fu accolto molto bene. Ma, come detto, lui se ne frega e ha continuato il suo percorso con The Neon Demon, un altro film non per tutti, che infatti è stato fischiato al festival di Cannes.

Dopo Ryan Gosling, il regista danese stavolta si avvale della bellissima Elle Fanning (che interpreta Jesse, una giovane aspirante modella) per criticare il mondo della moda e delle passerelle. Un mondo che, attraverso gli occhi di Refn, appare marcio, competitivo e superficiale, nel quale chi vuole emergere osserva con invidia chi ha successo. Ma nel caso di Jesse è il contrario, perchè tutti vogliono qualcosa da lei: la sua bellezza naturale, la sua giovinezza, la sua 'luce', il suo amore.

Ma in sostanza com'è The Neon Demon? E' un film 'refniano', quindi inquietante, oscuro, a tratti perverso e in un certo senso metafisico: la pellicola infatti può essere intesa come una grande metafora sull'invidia e sulla ricerca della bellezza a tutti i costi. Visivamente è molto bello, grazie ad una fotografia curata e incentrata sui colori blu e rosso (che probabilmente simboleggiano l'innocenza da una parte e la fame di successo dall'altra). Ottima anche la colonna sonora di Cliff Martinez, che in passato ha curato le musiche di Drive e Only God Forgives.

Consigliato per gli ammiratori di Refn. Per tutti gli altri, dategli una possibilità: vi perdereste un gran bel film.


martedì 21 giugno 2016

BLINK 182 - BORED TO DEATH


I Blink 182 sono tornati con una nuova canzone, e un nuovo album in uscita a Luglio.

Ascoltando "Bored To Death" si può facilmente pensare "è il solito Punk/Pop Rock". Solito?! Questo discorso lo si poteva fare dieci o quindici anni fa, quando su MTV c'erano loro, i Green Day, gli Offspring, i Sum 41, i Good Charlotte e altri gruppetti californiani. Ma adesso cosa c'è? Niente. In tv, in radio e nelle classifiche questo genere ormai è sparito.

Quindi sentire i Blink 182 che fanno i Blink 182, anche se sono 'grandi' e non sono più quelli di "What's My Age Again", mi fa un effetto decisamente positivo: la canzone quindi mi piace, non è niente di sconvolgente ma è abbastanza melodica e orecchiabile e il ritornello ha un bel tiro. Probabilmente se fosse uscita qualche anno fa avrebbe anche avuto un buon successo, ma siamo nel 2016...

Certo, fa strano vedere Matt Skiba al posto di Tom De Longe. Ma se i Blink 182 con Tom sono quelli dell'ultimo album Neighborhoods, meglio che continuino senza di lui.

"Life is too short to last long". Alla fine sono sempre i Blink...


sabato 18 giugno 2016

DEFTONES - GORE


Ormai non ascolto più nuove uscite Metal, un pò perché non sto seguendo più il genere e un pò perché non c'è quasi niente di interessante da ascoltare, ma i Deftones (anche se non è facile catalogarli semplicemente come Metal) rimangono uno dei quei pochi gruppi che meritano attenzione ad ogni nuova uscita.

Gore è un buon album ma, come si suol dire, non mi ha fatto scoccare la scintilla. In buona parte ciò è dovuto al suono un pò troppo 'impastato', ma anche al fatto che in parte manchi quella carica emotiva che è sempre stata il loro punto forte, e nemmeno la componente heavy convince più di tanto, probabilmente perché il riffing del chitarrista Stephen Carpenter mi sembra sempre più 'grasso' e la cosa non mi fa impazzire. Comunque apprezzo che i Deftones riescano ogni volta a fare un album diverso dall'altro pur mantenendo il proprio sound caratteristico, e anche in questo ottavo capitolo non mancano canzoni degne di nota.

Insomma quando si parla di Deftones le aspettative sono sempre alte, ma Gore non mi ha convinto a pieno. Lo metto tra i loro album 'peggiori', insieme a Saturday Night Wrist (uscito proprio dieci anni fa).

Tracce consigliate: Prayers/Triangles, Phantom Bride.