lunedì 17 ottobre 2016

ELEZIONI STATI UNITI 2016: UN'OCCASIONE PERSA


Sono strani gli americani. Nel giro di dieci anni sono passati dal rieleggere uno dei loro peggiori presidenti di sempre (George W. Bush) al rieleggerne uno dei migliori (Obama). Non c'è quindi da stupirsi di niente, nemmeno di una campagna elettorale decisamente strana come quella di quest'anno.

Al di là di questa breve considerazione, le elezioni del 2016 verranno ricordate come la più grande occasione persa per entrambi gli schieramenti nella storia recente della politica americana.

Partiamo dai repubblicani. Per me sulla carta erano i favoriti. Gli attentati dell'Isis e la strage di San Bernardino del 2015 sono stati eventi che hanno favorito la paura e l'incertezza negli americani, avvantaggiando i conservatori. Aggiungiamoci l'innato patriottismo e il disprezzo per le minoranze ormai radicato nell'americano medio e la diffidenza verso le politiche di Obama (troppo 'liberal' all'interno e troppo debole all'esterno). Consideriamo anche, fatto per niente trascurabile, che il trend degli ultimi venticinque anni è stato all'insegna dell'alternanza tra i due partiti (Bush / Clinton / Bush Jr / Obama). E se poi i democratici candidano un personaggio antipatico come la Clinton, il gioco sarebbe fatto.

Come complicare le cose? Facendo sì che un candidato outsider come Donald Trump potesse vincere le primarie. Un personaggio controverso che non solo non piace all'opinione pubblica ma nemmeno alla parte 'moderata' (le virgolette sono d'obbligo) dello stesso elettorato repubblicano. Ma oltre a questo, Trump non era il candidato ideale anche per via dei suoi numerosi scheletri nell'armadio, e infatti ultimamente i media americani stanno andando a nozze con le sue vicende del passato (prima l'evasione delle tasse poi le sue presunte molestie sessuali). Non era meglio 'giocare sporco' durante le primarie per evitare situazioni imbarazzanti a poche settimane dal voto?

E ora i democratici. Con i suoi pro e contro, l'esperienza di Obama si può considerare generalmente positiva, soprattutto grazie ad una politica interna progressista come mai prima, i cui punti fondamentali sono stati la riforma della sanità e l'apertura verso le unioni gay. Senza contare che Obama probabilmente verrà ricordato come il presidente che ha portato gli Stati Uniti fuori dalla crisi economica. Se poi ci mettiamo che dall'altra parte c'è uno personaggio estremo come Trump, la vittoria potrebbe sembrare a portata di mano.

Come complicare le cose? Spingendo la candidatura di Hillary Clinton, talmente antipatica agli americani da lasciare in secondo piano il fatto che possa diventare la prima presidentessa della storia degli Stati Uniti. Un candidato che, oltre a rappresentare la vecchia politica, non sembra avere la spinta progressista propria di un outsider quale era Obama nel 2008. E poi... Il caso Lewinsky è una macchia indelebile since 1998.

E perchè si sfidano proprio loro due? Da una parte la Clinton è stata decisamente spinta dal suo partito per raggiungere quella vittoria che gli era sfuggita nelle primarie contro Obama. Doveva andare così insomma, anche se Bernie Sanders secondo me aveva un potenziale maggiore: outsider, progressista vero e ben visto dall'elettorato giovane. Dall'altra parte Trump ha vinto non perchè spinto dal suo partito ma perchè aveva qualcosa che gli altri candidati non possedevano: il carisma sì, ma anche e soprattutto il fatto di essere un candidato al di fuori dal sistema politico tradizionale. E noi italiani sappiamo bene che cosa vuol dire. Ai repubblicani è mancato un vero candidato interno, palesando una crisi di leadership che dura ormai da anni.

Il risultato di tutto ciò è che molti elettori, ora più che mai, si troveranno a votare il "male minore". Votare un candidato poco convincente ma che si conosce o fare un salto nel buio? Si vedrà l'8 Novembre.

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