Nel 2007, dieci anni fa, uscì Control, l'ottimo debutto cinematografico del regista Anton Corbijn, noto prima di allora per aver realizzato videoclip musicali per grandi gruppi come U2, Depeche Mode e Nirvana.
Control racconta la tormentata storia di una grande icona del rock, ossia Ian Curtis, leader dei Joy Division. La pellicola, che segue fedelmente la biografia dell'ex moglie Deborah "Touching From A Distance", ripercorre le tappe più importanti della vita di Curtis (un eccezionale Sam Riley) a partire dall'adolescenza, ma anche della carriera degli stessi Joy Division. Un percorso in bianco e nero che passa dai Warsaw (il nome della band agli esordi), dalle prime performance televisive e dai primi tour, dalle canzoni che verranno composte per il capolavoro Unknown Pleasures (tra cui "She's Lost Control", da cui è tratto il titolo del film), fino alla crisi che porterà Curtis al suicidio e al conseguente scioglimento del gruppo, che proseguirà col nuovo nome New Order.
Il difetto di questa opera è sostanzialmente uno: quello di non aver approfondito a pieno le cause che hanno spinto il cantante inglese alla sua tragica decisione, puntando un po' troppo sulle sue vicende sentimentali. Il suo malessere fu la conseguenza di una depressione e di un male di vivere talmente forti che sembra riduttivo concentrarsi solamente sulla travagliata relazione con la moglie.
Riassumendo, Control è un buon 'strumento' per conoscere la storia dei Joy Division e del loro leader. Da vedere per i fans, vivamente consigliato per tutti gli altri.
Dopo aver scritto qualche mese fa del bar Dio Bestia in Giappone, voglio doverosamente omaggiare un altro esercizio commerciale estero con un nome italiano alquanto 'audace': stavolta si tratta della pizzeria Pizza Cazzo, situata nel comune di Špačince, all'interno del distretto di Trnava, in Slovacchia.
Nata nel 2012, la pizzeria oltre ad avere una pagina Facebook con poco più di 700 likes, ha anche un sito ufficiale dove poter leggere tutte le varietà non solo di pizza ma anche di insalata e pasta. Il sottotitolo, nonché slogan per catturare i clienti, è "la pizza più grande e migliore in lungo e largo", almeno stando a Google Traduttore. Inoltre, per chi dovesse passare in zona, la pizzeria è aperta tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 22, con l'eccezione della domenica dove l'orario è dalle 16 alle 21.
A quanto pare però, questa pizzeria slovacca a breve cambierà nome... Evidentemente, dopo anni, qualcuno gli ha fatto notare l'ambiguità linguistica!
Ah non c'entra niente ma tra le foto presenti sulla pagina Facebook c'è anche quella del loro furgone, con tanto di logo Pizza Cazzo, ribaltato in un campo.
In questo periodo non sono stato molto attivo sul blog... Il motivo principale è che ho seguito l'uscita del mio album Karkosa. L'ho ideato, scritto e prodotto completamente per conto mio, curando anche le grafiche e i videoclip. Per quanto riguarda registrazione, mixaggio e mastering, mi sono affidato ad uno studio di registrazione di Firenze.
Quello che voglio fare non è ovviamente recensire il disco, visto che sarebbe alquanto ridicolo, ma descrivere nel dettaglio ognuna delle dieci tracce che compongono Karkosa, perché dietro questo lavoro c'è un concept ed ogni traccia ha un suo significato. In True Detective, "Carcosa" era un luogo oscuro e inquietante, una rappresentazione del male che affligge il mondo. "Karkosa" invece è la trasposizione in musica di quell'angolo oscuro e inquietante della mia mente, ma anche di quella di ognuno di noi, dove annidiamo le nostre perversioni e i nostri malesseri. L'album si può riassumere come una spirale discendente verso il mio lato 'dark'.
Karkosa si può dividere in due metà: la prima si avvicina di più agli stilemi del rap, mentre la seconda è più inquietante, in quanto i testi si fanno più crudi e la musica più sperimentale.
#1CHI SEI?
Più che la prima traccia, è "l'intro" dell'album perché è la canzone che introduce l'ascoltatore nel mondo di Karkosa. Pur non essendo un pezzo rap non è slegato dal mood dell'album grazie al suo tocco inquietante. La canzone in realtà è una conversazione con me stesso, ed infatti il tema è il dualismo: l'essere artista da un lato e l'essere una persona normale che vive in questa società dall'altro spesso può portare ad avere due identità distinte, e dover scegliere quale far emergere a volte può essere difficile, almeno nel mio caso. Anche a livello di sound la canzone rispecchia questo tema: la prima parte infatti è più riflessiva, con un sound più votato all'elettronica ambient, mentre nella seconda parte i battiti si fanno più serrati in un vortice più confusionario.
#2 ANTICELEBRAZIONE
A molti rapper piace parlare di sé nelle canzoni, auto-celebrandosi e ribadendo che sono i migliori nella scena. Io invece sono un perfetto "nessuno", quindi ho preferito introdurmi con una canzone "anti-celebrativa", dove racconto in maniera sincera il mio personale percorso musicale senza elogi, ma anzi facendo notare che sono uno sconosciuto qualunque, come si evince dal ritornello. Come sound, la ritengo una traccia forte ma dal gusto 'classico', perché è composta solo da un beat con delle note di pianoforte.
#3 QUESTO LOCALE
E' la "club banger" di Karkosa. Una club banger a modo mio ovviamente, non è una traccia da ballare. Parla della voglia di divertirsi e spaccare tutto ed è nata soprattutto in prospettiva live: infatti è una canzone veloce, moderna e con un finale decisamente aggressivo. La particolarità del testo è che tutti i versi delle strofe sono composti da cinque parole.
#4 UTILITARIE
Molti album che ho ascoltato avevano una canzone più accessibile (solitamente il singolo di lancio) che si discostava dal resto del disco, e ho cercato di fare la stessa cosa in Karkosa. "Utilitarie" è una traccia orecchiabile e con una base abbastanza negli standard del genere, ma il suo punto forte per me è la tematica: la canzone infatti parla in maniera ironica di un grave problema che attanaglia l'Italia, la disoccupazione giovanile. Ho scritto questa canzone tra il 2013 e il 2014 quando ero disoccupato e l'Italia stava vivendo una situazione molto difficile. Il videoclip è coerente col testo, visto che vengono elencati i cambiamenti normativi avvenuti nel mercato del lavoro in Italia negli ultimi venti anni.
#5 NON MI FERMO
E' l'ultima canzone che ho scritto per il disco, e secondo me musicalmente si avverte una maggiore 'cura'. Mi sono ispirato al sound G-Funk della West Coast anni Novanta, e infatti quello che è venuto fuori è un pezzo molto ritmato e divertente, grazie anche al testo con molte punchline e al ritornello orecchiabile. La canzone è il mio modo di comunicare che continuerò a fare quello che faccio, che piaccia o meno, perché non mi interessa il parere degli altri, e che nessuno può fermare il mio flusso creativo.
#6 RISCOSSA
Si entra nella seconda metà del disco e questa canzone è il perfetto anello di congiunzione tra le tracce precedenti e quelle a seguire. Il beat infatti è più lento anche se mantiene una certa potenza, mentre il testo è personale ma nello stesso tempo universale, perché parla di sensazioni e situazioni che bene o male abbiamo vissuto tutti. Il tema di "Riscossa" è quello di non abbattersi anche se nella vita ci sono dei momenti negativi, dove si perde la stima in sé stessi e nelle persone che ci circondano, ma non bisogna darla vinta a chi non ci valorizza. Secondo me è una canzone che può dare la giusta carica motivazionale nei momenti di sconforto.
#7 KARKOSA
La title-track ci introduce nel 'concept' dell'album: da qui in poi la spirale discendente verso il baratro sarà più ripida e veloce. La canzone è la chiave di lettura del disco, infatti è introdotta e conclusa da citazioni di Rust Cohle (il protagonista della prima stagione di True Detective, interpretato da Matthew McConaughey), e descrive una serie di situazioni orribili ma purtroppo vere per rappresentare il mondo in cui viviamo e la mente dell'uomo. Il "Carcosa" di True Detective, luogo maledetto e dannato, qui è trasportato nella realtà nella maniera più cruda possibile. Musicalmente ho pensato che ci volesse un beat atipico e spiazzante, e per farlo ho registrato dei suoni da solo per poi modificarli e renderli più inquietanti.
#8 CHIAVENNA
Pur durando neanche due minuti, questa canzone ha un grande intensità. L'idea era di raccontare un terribile fatto di cronaca avvenuto nel Giugno del 2000, e cioè l'uccisione di suor Maria Laura Mainetti, avvenuta nel piccolo paese di Chiavenna, in provincia di Sondrio, per mano di tre ragazze la cui malsana idea era di mettere in atto un sacrificio umano in onore di Satana. Nelle sedici barre che compongono la canzone cerco di descrivere ciò che successe quella sera, e per dare un maggior senso di 'freddezza' ho scelto una base in stile dubstep.
#9 BESTIE
Questa traccia si collega inevitabilmente a quella precedente perché viene trattato un altro grave fatto di cronaca nera avvenuto in Italia in quegli anni, anche più sconvolgente di quello raccontato in "Chiavenna". Si tratta della vicenda delle "Bestie di Satana" e in particolare dell'omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino avvenuto nel Gennaio del 1998 in provincia di Varese, a Somma Lombardo. Tutta quella vicenda mi ha sempre colpito fin da ragazzino perché, come per l'omicidio di suor Maria Laura, era figlia dei suoi tempi: l'influenzabilità di alcuni giovani, l'uso di droghe e l'adesione ad assurde dottrine sataniste, al punto da perdere il contatto con la realtà, non erano altro che i sintomi del male che si celava sotto la monotona e tranquilla vita di provincia di quegli anni. Inoltre, "Bestie" è la traccia più 'datata' tra quelle presenti in Karkosa, visto che ne scrissi il testo nel 2013.
#10 FANCULO
La conclusione del percorso di Karkosa, che porta alla consapevolezza finale. Dopo la mia presentazione, il mio iniziale 'entusiasmo' fatto di rabbia ed impeto giovanile, ho conosciuto il marcio che c'è nelle persone e nel mondo, fino ad arrivare alla fine della mia spirale discendente. Questa traccia è divisa idealmente in due fasi: la prima è più rassegnata, dove mi rendo conto delle cose che non sopporto e sembro quasi accettarle, mentre la seconda rappresenta uno sfogo finale, dove non voglio accettare gli stilemi e i principi su cui si regge questa società fatta di regole non scritte e "prassi" da rispettare, fino ad arrivare al delirio finale dove culmina la mia lotta interiore iniziata nella prima traccia. Insomma... Un "fanculo" liberatorio, prima di tornare alla vita di tutti i giorni con una nuova amara consapevolezza.